Il mondo della birra in Italia è in costante fermento. Il nostro Paese, infatti, da storico importatore, oggi sfiora il 40% di autoproduzione di orzo maltato (83.000 tonnellate), con l’importazione a coprire il restante 60% (185.000 tonnellate). Un risultato legato all’incremento delle superfici coltivate a orzo distico, quello buono per fare birra, che hanno raggiunto i 30.000 ettari, ma gli obiettivi prefissati, puntano almeno ai 70.000. Ma a questa fase di sviluppo, si unisce l’aumento dei prezzi, conseguenza della siccità e dei mutamenti climatici con i quali la nostra agricoltura nel suo complesso sta facendo i conti. Il prezzo dell’orzo, a causa della siccità, è raddoppiato rispetto al 2019 e le rese e il seminativo ridotti. Da qui l’idea di dare valore ai diversi “terroir” del luppolo italiano, creando una vera e propria filiera dell’orzo e del luppolo italiani, che si racconta con “Xcellent Beers” a “Sol & Agrifood” n. 27 a Verona (2-5 aprile), il salone internazionale dell’agroalimentare di qualità, in contemporanea con “Vinitaly 2023”, con le birre artigianali prodotte con materie prime ed eccellenze territoriali.
Fil rouge delle proposte di 40 birrifici italiani, il legame della birra con i territori di provenienza che sono al centro del progetto di valorizzazione delle colture italiane dei produttori di birra del Consorzio Birra Italiana. E nel segno di questo progetto di valorizzazione delle caratteristiche territoriali di prodotto e produttori, nel Belpaese sta crescendo anche una forma di turismo legata al mondo brassicolo, che segue quello già segnato da vino e olio.
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