L’Irlanda sarà il primo Paese dell’Unione Europea a garantire che, a partire dal 2026, tutti i prodotti alcolici riportino un’etichettatura completa sui rischi per la salute derivanti dal consumo di alcol, comprese le avvertenze sul rischio di sviluppare tumori, dopo la firma del Ministro della Salute Stephen Donnelly il 22 maggio 2023, sul Public Health (Alcohol) (Labelling) Regulations 2023 e sulle restanti disposizioni della Section 12 of Ireland’s Public Health (Alcohol) Act. In base alla normativa, le etichette dei prodotti alcolici in Irlanda includeranno informazioni importanti, come il contenuto calorico e i grammi di alcol, ma anche avvertimenti messi in evidenza sui rischi associati al consumo di alcol durante la gravidanza, nonché sui pericoli di malattie epatiche e tumori causati dall’alcol.
Per il Centres for European Policy Network, centro studi specializzato sulle politiche europee con competenze economiche e giuridiche specifiche, l’etichetta irlandese è sostanzialmente ragionevole, ma chiede un’introduzione uniforme nell’intera Ue. “Alla luce dei rischi sanitari, sociali ed economici dell’alcol, l’iniziativa irlandese dovrebbe essere attuata in tutta Europa”, dice Andrea De Petris, giurista e direttore scientifico del Cep a Roma, che ha esaminato le conseguenze sull’Ue dell’iniziativa irlandese insieme all’esperta di salute del Cep di Friburgo, Nathalja Nolen, e all’economista del Cep di Parigi, Victor Warhem, contenute nel report “L’etichettatura degli alcolici nell’Unione Europea - Come affrontare l’impatto delle norme irlandesi sull’etichettatura degli alcolici in modo da favorire la salute pubblica e il mercato interno europeo?”.
Warhem è convinto che altre soluzioni costringerebbero i piccoli produttori a uscire dal mercato perché non potrebbero permettersi di produrre etichette e cartellini diversificati. “Un’etichetta uniforme non è solo nell’interesse della salute, ma è anche vantaggiosa per il mercato interno europeo”, conclude De Petris. Dato la tacita accettazione da parte della Commissione dell’iniziativa irlandese, secondo gli esperti Cep, le aziende europee che vogliono continuare a fornire alcolici e vini all’Irlanda non avranno altra scelta, nel medio termine, che adottare quell’etichetta. In caso contrario, dovranno rinunciare a esportazioni per un valore di otto miliardi di euro all’anno. “Inoltre, secondo ormai le unanimi ricerche scientifiche, il consumo di alcol può causare ingenti danni alla salute. In questo contesto, un’etichetta uniforme per tutta l’UE sarebbe poi la soluzione più sensata”, sottolinea Nathalja Nolen, secondo cui tale etichetta rappresenterebbe un importante contributo alla tutela della salute.
Di tutt’altro avviso, come è facile immaginare, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ribadisce come “l’etichettatura con avvertenze sanitarie sugli alcolici non è “ragionevole”, così come dichiarato dal Cep di Roma che, insieme al Centro per le politiche europee di Parigi e Friburgo, ha analizzato le nuove regole proposte dall’Irlanda. Questo sistema, infatti, rischia solo di essere un elemento condizionante e discriminatorio, con l’unico obiettivo di stigmatizzare un prodotto principe dell’export italiano: il vino. Non si può estendere questa misura all’intero mercato interno della Ue perché, come affermano dal Cep, un giudice potrebbe non esprimersi su questo nuovo modello. È evidente che le nuove etichette irlandesi non avranno lo scopo di informare in maniera corretta. Difenderemo dall’aggressione di etichettature illogiche le nostre produzioni di eccellenza e continueremo a mettere in campo tutte le azioni possibili, a partire da quelle promozionali, per spiegare con puntualità i benefici che derivano da un consumo moderato di vino”, conclude il Ministro Lollobrigida.
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