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TURISMO ENOGASTRONOMICO

Musei del vino: sono 46 in Italia, in quasi tutte le Regioni. E il 63% dei turisti vuole visitarli

La fotografia della “International Conference On Wine Museum” n. 1 promossa dalla Fondazione Muvin, il futuro Museo Internazionale del Vino di Verona

L’Italia conta, al 2021, 46 musei del vino e 83 del gusto, mentre Spagna e Francia ne ospitano rispettivamente 107 e 88, a seguire la Germania con 13 ed il Regno Unito con 3. Estremamente ampio è il ventaglio dei prodotti a cui sono dedicati, dal vino all’olio, dal cioccolato alla birra. Il vino è il tema prevalente tra i musei italiani, in Spagna e Francia sono più numerosi quelli dedicati a prodotti quali formaggi, dolci, pane o miele, e la Germania ne vede, ovviamente, un gran numero sulle birre ma anche sui distillati. Piemonte (con 20), Emilia Romagna (18) e Veneto (13) sono le Regioni che occupano le prime posizioni nella classifica italiana, e l’offerta si concentra dove vi è il più alto numero di produzioni certificate, ma quasi tutte le Regioni italiane (18 su 20) ne hanno uno, e questo dimostra un’attenzione crescente verso la valorizzazione delle produzioni locali di cui è ricco il Belpaese, attraverso percorsi che raccontano la storia e la cultura dei territori ed esperienze sempre più immersive e multimediali. Perché la funzione dei musei del vino come hub enogastronomici, ovvero luoghi di connessione con i territori, è sempre più desiderata dai turisti: il 63% degli italiani gradirebbe visitarne uno e trovavi una pluralità di servizi, in primis ristorazione (69%), degustazioni (64%), possibilità di prenotare le esperienze nelle aziende di produzione (65%) ed acquistare i prodotti tipici (65%). È la fotografia scattata dal “Dossier Musei Internazionali del Vino” (dal Muvit-Museo del Vino della Fondazione Lungarotti a Torgiano in Umbria all’Enoteca Piemontese Castello Grinzane Cavour nelle Langhe, dal Parco Archeologico del Colosseo a Roma al Museo del Vino di Berchidda in Sardegna, dalla Cité du Vin di Bordeaux alla Cité des Climats et des Vins de Bourgogne a Beaune, dal Museo Wow Porto a Vila Nova de Gaia al Museo della Cultura del Vino di Vivanco a Briones ne La Rioja, ma anche con il progetto spagnolo della Giant Interactive Maps), realizzato da Roberta Garibaldi, presidente Comitato Scientifico della Fondazione Muvin, il futuro Museo Internazionale del Vino di Verona, che ha promosso la prima Conferenza Internazionale sui Musei del Vino, da spazi museali a hub di esperienze, seguendo l’esempio delle eccellenze europee, con esperti a confronto, oggi, alla Camera di Commercio della città scaligera.
A un anno dalla sua costituzione, la Fondazione Muvin ha organizzato un evento di portata internazionale per discutere e mettere in rete conoscenze, esperienze, buone pratiche e progettualità sul ruolo attuale, le innovazioni e le sfide future dei Musei del Vino europei, con alcune tra le più importanti realtà nazionali ed internazionali. Vino, tradizioni, territori e turismo i quattro temi portanti, che i relatori - moderati dalla giornalista Angela Frenda, editor in chief “Cook-Corriere della Sera” - hanno affrontato sotto differenti angoli prospettici: organizzazione e gestione (format, modalità di gestione, proprietà della struttura, indotto e profilo del visitatore), servizi ed esperienze per l’educazione (l’entertainment, l’approfondimento e la condivisione di conoscenze), esposizione del patrimonio (con un focus sulle nuove tecnologie nell’esperienza di visita per coinvolgere, educare, sorprendere), strategie ed azioni di marketing per posizionarsi efficacemente sul mercato ed ingaggiare differenti target di visitatori, sostenibilità del museo e verso il territorio. “Con questo primo evento scientifico - ha sottolineato Diego Begalli, presidente della Fondazione Muvin - la Fondazione si pone al centro del dibattito internazionale sulla promozione della cultura del vino attraverso l’attività museale. La simultanea presenza a Verona di così importanti testimonianze nazionali ed europee conferma Verona come hub di riferimento nazionale in questo settore alimentando in modo sinergico il posizionamento acquisito attraverso la partecipazione alla Rete di Great Wine Capitals”.
“Guardando ai 129 musei del gusto italiani - ha spiegato Roberta Garibaldi, autrice del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico in Italia”, vice presidente del Comitato per il Turismo dell’Ocse e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico - spesso sono realtà di piccole e medie dimensioni, prevalentemente di proprietà comunale (41% dei musei del vino e 52% del gusto) o di aziende (33% e 24%). Questa pluralità ben rappresenta e testimonia la ricchezza enogastronomica italiana, che vanta il maggior numero di produzioni certificate in Europa, ma emergono aspetti da poter valorizzare grazie al lavoro di rete. Fa scuola il progetto partito dalla Francia dove il Ministero della Cultura ha favorito di recente la creazione di una Rete Europea di Musei del Vino”.
Da vetrine del patrimonio a spazi poli-funzionali, conservazione e tutela del patrimonio enologico rimangono centrali nella mission dei musei del vino. Tuttavia, queste funzioni oggi non sono esclusive: queste realtà sono chiamate a rendere accessibile questo importante patrimonio, ingaggiare e educare il visitatore e connettere il museo con le aree rurali. Nel convegno si è visto come i tradizionali percorsi di visita si stando evolvendo verso tour immersivi ed esperienziali grazie all’uso delle nuove tecnologie e di attività sensoriali, ma anche gaming ed escape room come in Spagna grazie alle proposte di Giant Interactive Maps. L’esperienza intorno al vino si arricchisce di sfaccettature: Vivanco ha puntato sul binomio arte e vino ed ospita capolavori di arte moderna contemporanea, da Chagall a Warhol; il World of Wine-Wow sulla varietà con il Chocolate Story Museum ed il Pink Palace, che strizza l’occhio ai più giovani grazie alla sua instagrammabilità; in Italia, il Castello di Grinzane ha creato un percorso museale nei vigneti, mentre il Parco Archeologico del Colosseo offre uno scenario unico dove la viticoltura si fonde con l’archeologia. E, come anche per le Città della Gastronomia francesi, queste realtà presentano e stimolano la visita verso gli spazi rurali, ma stanno diventando anche luoghi sempre più inclusivi, con servizi e proposte dedicate anche a persone con disabilità visive, uditive, motorie o intellettive.
Nel prossimo futuro, il ruolo dei musei del vino sarà di favorire lo sviluppo socio-economico dei territori attraverso la valorizzazione turistica della cultura del vino, rafforzando le connessioni con i territori rurali. Una sfida complessa, che vede queste realtà dover lavorare per accrescere sempre più la propria attrattività verso un pubblico eterogeneo con esigenze differenti e collaborare con i territori, le aziende e gli altri musei per confrontarsi e trovare soluzioni comuni.

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