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LA SCOPERTA

Dal restauro di una cantina in Austria emergono le ossa di mammut dell’età della pietra

Protagonista il produttore di vino Andreas Pernerstorfer a Gobelsburg, distretto di Krems. Gli archeologi parlano di una scoperta unica per la ricerca
ARCHEOLOGIA, AUSTRIA, CANTINA, MAMMUT, vino, Mondo
Le ossa di mammut trovate in cantina (ph: OAW-OAI/H, Parow-Souchon)

Chi ha una cantina trova un tesoro. Può essere una frase banale con un riferimento immediato alle grandi bottiglie custodite nel “tesoro” di un’azienda, un segno indelebile di tempo e prestigio, ma ci può essere anche altro, ovvero un appuntamento con la storia che può dirci tanto del nostro passato. Quello che è successo in Austria è destinato a fare epoca tanto che non ha mancato di fare “clamore” anche fuori dai confini del Paese. L’episodio ha visto come protagonista il produttore di vino Andreas Pernerstorfer che, nei lavori di ristrutturazione nella sua cantina a Gobelsburg, nel distretto di Krems, ha scoperto qualcosa di insolito ma allo stesso tempo di molto speciale, ovvero delle enormi ossa che si sono poi rivelate essere mammut riferite all’età della pietra. Sono partite le perlustrazioni e, da inizio maggio, gli archeologi dell’Öaw (Istituto archeologico austriaco dell’Accademia Austriaca delle Scienze) hanno scoperto uno strato di ossa di mammut adagiate una sull’altra. Da sottolineare che manufatti in selce, fossili di gioielli e carbone furono scoperti nell’adiacente cantina 150 anni fa con i ritrovamenti dell’epoca che indicano un’età compresa tra 30.000 e 40.000 anni. Questa scoperta è stata descritta come “unica per la ricerca” ed ha stimolato più di una curiosità, come, ad esempio, su come gli uomini dell’età della pietra fossero in grado di cacciare animali di grossa taglia quali sono i mammut. Un archeologo ha spiegato che sono state trovate ossa di tre diversi mammut ed il luogo in cui sono apparse potrebbe essere quello in cui sono morti gli animali, vittime, probabilmente, di una trappola organizzata dall’uomo. Il reperto è attualmente al vaglio dei ricercatori e sarà successivamente consegnato al Museo di Storia Naturale di Vienna, dove le ossa verranno restaurate. Non si tratta, comunque, della prima grande scoperta che lega il vino alla scienza ed all’archeologia: era il 2007 quando la più grande e antica balena fossile mai rinvenuta in Italia e nel bacino del Mediterraneo dormiva tra le vigne di Montalcino: lo scheletro completo di un cetaceo di oltre 5 milioni di anni fu trovato tra i filari del famoso Brunello, un tempo antichi fondali marini, della Castello Banfi, griffe di uno dei territori del vino più blasonati del mondo.

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