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CIBO & SALUTE

Lavare la frutta può non essere sufficiente per scacciare i pesticidi: i risultati di uno studio

Gli autori sostengono che sia necessario sbucciare il prodotto per rimuovere le tracce di sostanze chimiche nella buccia e nella polpa esterna
FRUTTA, RICERCA, Non Solo Vino
Pere bagnate dall’acqua (Ph. KamranAydinov by Freepik)

Quando acquistiamo la frutta è buona pratica, prima del suo utilizzo, di lavarla sotto un getto di acqua corrente per eliminare eventuali impurità. Ma questo semplice gesto può bastare per poter dire di essere sempre essere sicuri di quello che mangiamo? Purtroppo la risposta è negativa, se consideriamo come la contaminazione dei pesticidi, a bassi livelli, potrebbe penetrare oltre la buccia della frutta. E’ il risultato che emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista dell’American Chemical Society Nano Letters, condotto dagli scienziati della Anhui Agricultural University, in Cina.
Il team, guidato da Dongdong Ye, Ke Zheng e Shaobo Han, ha sviluppato un metodo analitico di imaging ad alta tecnologia per rilevare i livelli di contaminazione da sostanze chimiche. I ricercatori hanno utilizzato la spettroscopia Raman con superficie migliorata (Sers) per valutare il rischio di contaminazione da sostanze chimiche in diversi prodotti agricoli. Un approccio particolare e dettagliato, articolato in varie fasi, che ha dato un risultato che non può che farci preoccupare: i pesticidi, infatti, sono emersi sia sulla buccia che nello strato più esterno della polpa.
Il sistema è stato impiegato per valutare la presenza di pesticidi in mele, cetrioli, gamberetti, peperoncino e riso. Questi risultati, secondo gli autori, suggeriscono che il solo lavaggio potrebbe non bastare per prevenire l’ingestione di pesticidi e che quindi sarebbe necessario sbucciare la frutta per rimuovere le tracce di sostanze chimiche nella buccia e nella polpa esterna.

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