Mentre il settore del vino attende interessato l’insediamento il prossimo 20 gennaio di Donald Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti, e con lui le promesse protezionistiche che potrebbero danneggiare l’export europeo, si aggiunge un nuovo capitolo ad un’altra guerra commerciale in atto: quella tra l’Europa e la Cina sui dazi provvisori imposti da Pechino sulle importazioni di brandy, in ritorsione alle medesime imposte di Bruxelles sull’import di auto elettriche cinesi. La Commissione Europea è, però, partita ufficialmente al contrattacco presentando un ricorso formale all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto): “le tariffe di Pechino non sono in linea con le norme del Wto- spiegano - la Cina non ha dimostrato che ci sia alcuna minaccia di danno alla sua industria del brandy, né che ci sia un nesso causale tra la presunta minaccia di lesioni e le importazioni di brandy dall’Ue. Inoltre, la Cina ha avviato il caso sulla base di prove insufficienti, contrariamente agli standard del diritto della Wto”.
Pechino ora ha dieci giorni di tempo per rispondere alla richiesta, al fine di trovare un formato e una data reciprocamente convenienti per le consultazioni. Se non si trovasse una soluzione soddisfacente, potrebbe essere chiesto a un gruppo della Wto di decidere sul caso.
“Stiamo dando seguito all’impegno di proteggere la nostra industria da accuse infondate e dall’uso improprio di misure di difesa commerciale - ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, responsabile per il Commercio - l’Ue prende molto seriamente qualsiasi uso ingiusto o discutibile di strumenti di difesa commerciale contro qualsiasi settore della nostra economia”.
Come WineNews ha spiegato, con la sua mossa la Cina ha colpito principalmente i produttori francesi di brandy, il cuore dell’export europeo, tra cui i quattro maggiori colossi di cognac nel mondo: Hennessy (con un’aliquota del 39%), Remy Martin (38,1%), Courvoisier Campari (34,8%) e Martell (30,6%), mentre tutti gli altri produttori sono destinatari di dazi al 34,8%. E, in attesa della risposta di Pechino alla Wto, il Premier francese Michel Barnier ha fatto sapere che all’inizio del 2025 volerà a Pechino per trovare un punto di caduta.
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