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IL 22 GENNAIO 2024

Papa Francesco al vino italiano: “per fare un prodotto di qualità dovete rispettare il Creato”

Le parole di Bergoglio alla comunità del settore, in Udienza Privata in Vaticano con Veronafiere-Vinitaly e la Diocesi di Verona (che vi riproponiamo)
DIOCESI DI VERONA, PAPA FRANCESCO, UDIENZA PRIVATA, VATICANO, VERONAFIERE, VINITALY, Italia
L’Udienza di Papa Francesco con Veronafiere-Vinitaly (credit: Vatican Media/Veronafiere)

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Vi do il benvenuto, saluto Monsignor Pompili e ciascuno di voi. Siete qui in occasione del Convegno che Vinitaly ha organizzato sul tema “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”. Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi. Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi - attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo - indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza”. Sono le parole rivolte da Papa Francesco alla comunità del mondo del vino italiano, imprenditori, istituzioni e comunicatori, ricevuti, il 22 gennaio 2024, in Udienza Privata nel Palazzo Apostolico Vaticano nella Città del Vaticano, nella giornata dedicata all’“Economia di Francesco e il mondo del vino italiano”, promossa dalla Diocesi di Verona e da Veronafiere con Vinitaly, a Roma (e dove c’era anche WineNews, con il direttore Alessandro Regoli, ndr), che vi riproponiamo all’indomani nella scomparsa del Pontefice.
“La sacra Scrittura stessa parla di questi temi - aveva sottolineato il Santo Padre nel suo saluto - viene in mente la Lettera di Giacomo, che dice: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5,7). E penso soprattutto a Gesù, il quale, nell’ultima immagine che lascia ai suoi discepoli, parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto (cfr Gv 15,1-6)”.
“Rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima -aveva proseguito il Pontefice - che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione. Essa comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, “scolastico”, spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo, in modo tanto più proficuo, quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa”.
“E se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra - aveva sottolineato Papa Bergoglio - sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti, per far maturare, a livello di singoli e di aziende, quella capacità di “auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità”, che “rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente”, considerando “l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé” (Lett. enc. Laudato si’, 208). Infatti, la “cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri” (ivi, 70)”.
“Cari amici, il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per “il cuore dell’uomo” (cfr Sal 104,15) - aveva concluso il Pontefice - e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità. Grazie allora per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il creato, sull’esempio di Francesco di Assisi. In lui vi benedico e vi auguro, nel suo stile, “pace e bene”. Grazie”.

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