
Fino a qualche anno fa era vista come la grande speranza, un Paese che, con la sua popolazione (1,4 miliardi di abitanti), poteva diventare un mercato “big” per il vino. Le cose non sono andate proprio così, anzi, perché la Cina ha visto in modo costante calare le proprie importazioni e disattendere le aspettative che erano alte anche per il mercato italiano. Un trend al ribasso causato da vari motivi, ma c’è chi ha continuato a guardare con interesse al Paese del Dragone. E chissà che non possa arrivare presto una “riscossa”, visto che qualcosa di positivo sembrerebbe esserci. Il vino, intanto, sarà protagonista nel continente asiatico, a Shenzhen, con “Wine to Asia”, evento by Veronafiere Asia e Vinitaly (di scena da oggi all’11 maggio), che diventa il baricentro di un mercato che esprime circa 9,4 miliardi di dollari di valore al consumo dei vini d’importazione nei principali Paesi della domanda asiatica (Cina, Giappone, Corea del Sud, Tailandia, Vietnam, India e Filippine). Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Iwsr realizzata per “Wine to Asia”, dopo il forte calo dal 2019 al 2023 per effetto della contrazione dei consumi in Cina, il mercato tornerà a crescere, con un +16% previsto dal 2024 al 2028 (a 10,9 miliardi di dollari). In dettaglio, il consumo di vini importati crescerà soprattutto in Cina del 23% (a 4,4 miliardi di dollari), in Corea del Sud (+28%), ma anche in Vietnam, India, Tailandia e Filippine, con incrementi a doppia cifra e fino al 30%. Stabile (+3%) il Giappone, per cui si stima un valore al consumo di 3,4 miliardi di dollari. Lato Italia, il valore al consumo del prodotto enologico tricolore in questi Paesi si attesta complessivamente a oltre 1,1 miliardi di dollari, con un forecast al 2028 fissato a 1,24 miliardi (+11%).
“Wine to Asia” n. 3 a Shenzhen (Convention & Exhibition Center - Futian), ospita 500 espositori da 30 Paesi tra cui 50 aziende italiane presenti in un’area tutta tricolore firmata anche da Ice Agenzia e 15.000 operatori attesi da Cina, Giappone, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e da Hong Kong, Macao e Shenzhen, il trittico economico da 67 milioni di abitanti della Greater Bay Area. Organizzato da Veronafiere Asia e Vinitaly, “l’evento unisce così il Dna business a un programma lifestyle esperienziale per i consumatori cinesi e più in generale asiatici e vede il forte supporto del Governo italiano con l’ambasciata, il consolato, l’Ice in prima fila e da quest’anno anche dello Ccipt di Shenzhen, l’ente governativo per la promozione internazionale del commercio”, come ha sottolineato Simone Incontro, responsabile della sede di Veronafiere nella Repubblica Popolare della Cina.
Tra le novità di questa edizione, il debutto partecipativo dell’Istituto del vino della California, di Bettane + Desseauve e di Sol2Expo in Cina. L’evento di Veronafiere dedicato alla filiera dell’olio di oliva è infatti presente a Shenzen con un cartellone di appuntamenti che spaziano da masterclass e degustazioni guidate dei prodotti vincitori del concorso Sol D’Oro fino alle proposte mixology a base di olio extravergine con aziende espositrici da Italia, Spagna Grecia e Cina.
“Anche quest’anno Vinitaly porta il suo modello di business di successo nel Sud della Cina, a Shenzhen, polo economico della Greater Bay Area - ha dichiarato Massimo Ambrosetti, Ambasciatore d’Italia in Cina nella cerimonia inaugurale - in pochi anni, “Wine to Asia” è diventato un evento strategico che conferma l’enorme interesse per il cibo e il vino di qualità in questa regione. Il vino non è solo un prodotto di esportazione, ma anche un elemento centrale dell’identità della cultura italiana. Sono fermamente convinto che iniziative come questa permettano - a importatori e consumatori - di comprendere meglio la qualità e il valore dei nostri prodotti. L’azione a sostegno delle nostre aziende, in particolare di quelle del settore agroalimentare che guardano alla Cina con sempre maggiore interesse, tiene conto di una domanda sempre più elevata di prodotti di altissima qualità da parte dei consumatori cinesi”.
Haobo Yang, vicedirettrice generale China Council Promotion of International Trade di Shenzhen, ha confermato come la metropoli “connette i mercati globali con un’area di forte sviluppo sia nel commercio che nell’ecosistema industriale, con un prodotto interno lordo che nel 2024 ha raggiunto i 453 miliardi di euro, con una crescita del 5,8%”.
Quest’area in particolare e la Cina in generale, rappresentano un potenziale enorme per le aziende vinicole e gli spirits italiani, come ha ricordato Francesco Pensabene, direttore Ice-Agenzia per la Cina e la Mongolia: “Ice è presente con la più grande collettiva di vini italiani sul mercato cinese dove i nostri prodotti hanno un posizionamento di primissimo livello nella percezione del consumatore sempre più raffinato, informato e attratto da storia, cultura e territori di provenienza delle etichette made in Italy. Le proiezioni sono di un forte sviluppo e occorre passare alla fase due implementando gli accordi con la grande distribuzione e avere una maggiore coesione delle delegazioni delle cantine italiane che approcciano questo mercato”.
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