02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)
EVENTI ESTREMI

Italia “arcobaleno dell’acqua”: agricoltura già in allerta tra siccità al Sud e inondazioni al Nord

L’allarme Anbi: “anche quest’anno ci saranno territori costretti ad un’estate d’emergenza idrica. Già gravi danni all’ambiente e alle coltivazioni”

Mentre l’Italia si colora di un arcobaleno idrico tutt’altro che rassicurante, l’agricoltura, cuore pulsante dell’economia rurale, ed il Paese in generale, sono già in allerta per la gestione dell’acqua nei prossimi mesi. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio sulle Risorse Idriche dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), che denuncia una situazione già molto complessa: il Paese è spaccato tra un Nord saturo d’acqua e un Sud sempre più assetato. Ma a pagare il prezzo più alto è il settore primario, già provato da crisi economiche, rincari energetici e cambiamenti climatici.
“La nostra Italia arcobaleno non è purtroppo quella per la pace, di cui abbiamo tanto bisogno, ma quella dell’insufficienza d’acqua, che da mesi il nostro Osservatorio sulle Risorse Idriche sta segnalando - afferma Francesco Vincenzi, presidente Anbi, commentando i dati - nella distrazione generale dell’opinione pubblica, anche quest’anno ci saranno comunità del nostro Paese costrette a vivere un’estate d’emergenza idrica, senza considerare i gravi danni che agricoltura ed ambiente stanno già subendo ora”.
Nell’“assetata” Puglia, dopo un aprile siccitoso con una cumulata mensile media di circa 30 millimetri, anche la seconda decade di maggio ha registrato un deficit di precipitazioni medio, pari a -14 millimetri, secondo i dati rilasciati da Arif Puglia, ed esigui sono stati gli afflussi idrici nella sitibonda Capitanata: se è vero che il “trend” si è invertito dopo due settimane di cali, l’incremento (+180.000 metri cubi) non ha pressoché intaccato il deficit idrico, che affligge il Tavoliere, con -219,54 milioni di metri cubi rispetto ai volumi invasabili (-66,2%) e addirittura 72,8 milioni di metri cubi rispetto al già drammatico 2024. In Sicilia, nella prima decade di maggio, solo alcune località della costa messinese ed etnea catanese hanno potuto beneficiare di cumulate pluviometriche consistenti (tra i 10 ed i 25 millimetri), mentre il resto dell’isola si è dovuta accontentare di poche gocce, rendendo oltremodo effimero l’incremento dei volumi invasati, registrato in aprile: +4,11 milioni di metri cubi, che avevano portato l’acqua raccolta nei bacini a 378,86 milioni di metri cubi (54% dei volumi invasabili) con un surplus sul 2024 di quasi 81 milioni di metri cubi. Sono però bastati 4 giorni di inizio maggio per vedere ridurre tale disponibilità di oltre 5 milioni di metri cubi, secondo l’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, la metà dei quali rilasciati dalla diga Trinità di Castelvetrano nel Trapanese, nota opera incompiuta, progettata per una capacità di 18 milioni di metri cubi, ma attualmente autorizzata a contenerne solo 2 milioni e mezzo: così, a ridosso della stagione estiva, la metà di quanto raccolto ad aprile è stato rilasciato verso il mare con buona pace delle campagne trapanesi, assetate come quelle ennesi, dove anche il Lago Olivo a Piazza Armerina ha visto ridursi i propri volumi di 1.400.000 metri cubi in soli 4 giorni. “Questi dati confermano come il problema siciliano sia prioritariamente una questione infrastrutturale ad iniziare dal completamento degli schemi idrici. Nell’isola ci sono almeno 4 grandi opere da completare per una spesa complessiva di circa 100 milioni di euro”, evidenzia Massimo Gargano, dg Anbi. In Basilicata grazie alle piogge cadute la scorsa settimana, gli invasi hanno guadagnato volumi pari a circa 800.000 metri cubi, ma resta notevole il deficit rispetto al 2024: - 54,36 milioni di metri cubi.
Il 2025 si sta invece rivelando un’annata particolarmente “umida” per l’Italia settentrionale, dove continua a piovere anche in questa seconda metà del mese di maggio, spesso sotto forma di isolati e violenti nubifragi come quelli, che hanno interessato diverse località nelle scorse ore: in Romagna, si sono registrate cumulate orarie superiori ai 50 millimetri nel forlivese; a Casalbuttano, nel cremonese, in sole 3 ore, sono caduti 75 millimetri di pioggia, mentre in Piemonte, a Pinerolo, i pluviometri hanno registrato 114 millimetri di pioggia in 9 ore con conseguente aumento di portata nei corsi d’acqua locali e di rischio per l’assetto idrogeologico soprattutto in territori, dove i bacini di accumulo sono già saturi e non più in grado di trattenere ulteriori volumi idrici. Permangono pieni al colmo i grandi laghi dell’Italia settentrionale, secondo il report, sfiorando spesso i massimi storici: Verbano riempito al 102,3% con piccole tracimazioni nelle zone più basse; Lario al 80,6%; Sebino al 92,1%; Benaco al 95%.
In Valle d’Aosta si registrano incrementi delle portate nella Dora Baltea e nel torrente Lys. Al netto degli afflussi nelle scorse ore (a Torino si sono registrate punte di 426 mc/s con un incremento del +220%), la portata del fiume Po è decrescente e leggermente inferiore alla media mensile lungo il resto dell’asta: a Pontelagoscuro è stimabile in un -8%,, mentre nell’alessandrino è a -14%; ma in Piemonte sono in calo e sotto media anche i flussi in altri corsi d’acqua come Tanaro, Stura di Demonte, Stura di Lanzo e Toce. In Lombardia le riserve idriche risultano inferiori alla media del 5% circa a causa dell’esiguità di neve in quota (-25,5%); in Liguria calano i livelli idrometrici dei fiumi Entella, Vara, Magra e Argentina. Anche in Veneto diminuiscono le portate della maggior parte dei fiumi, pur mantenendosi abbondanti e, nel caso della Livenza, superiori alla media. Restano esigui i flussi idrici nei fiumi appenninici dell’Emilia, perché privi dell’afflusso generato dalla fusione nivale; recenti apporti pluviali hanno invece accresciuto notevolmente i livelli idrometrici nei bacini di Romagna.
In Toscana, segno meno nelle altezze idrometriche dei fiumi Serchio, Arno, Sieve ed Ombrone; sull’Isola d’Elba le raffiche di vento hanno superato i 110 chilometri all’ora. Nelle Marche le dighe trattengono ingenti riserve idriche (55,47 milioni di metri cubi), nonostante le riduzioni di portata, registrate nei fiumi. In Umbria il livello del Lago Trasimeno si è abbassato di 3 centimetri in una settimana ed anche i flussi dei fiumi Chiascio, Topino e Paglia si sono ridotti. Di 3 centimetri è pure l’abbassamento del livello del Lago di Bracciano nel Lazio; anche i 2 laghi alle porte di Roma registrano cali significativi: -2 centimetri per il bacino di Albano e addirittura -6 centimetri per quello di Nemi, secondo l’Aubac, l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale. Anche iflussi in alveo dei fiumi Tevere, Aniene e Velino tornano sotto la media dello scorso quinquennio. In Campania, infine, conclude Anbi, si registra la crescita dei livelli dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli