Ore decisive per l’evoluzione dei dazi voluti dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. E il mondo del vino, ovviamente Italia in primis, considerando che gli Usa sono di gran lunga il primo mercato di approdo, attende con il fiato sospeso. Lo stesso Trump, poche ore fa, sul social Truth, ha fatto sapere che le prime lettere (e/o gli accordi tariffari) saranno consegnate, a vari Paesi (senza specificare quali, ndr), questa mattina dalle ore 12 ovvero le 18 in Italia. Una novità importante in vista della scadenza per l’entrata in vigore delle imposte sospese (9 luglio). Trump ha anche aggiunto che “non ci saranno eccezioni”, e quindi dazi aggiuntivi del 10%, ai Paesi “allineati” ai Brics. In precedenza, il segretario al tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha comunicato che se non si raggiungerà un accordo con Washington nei prossimi giorni, i dazi entreranno in vigore il 1 agosto ai livelli tariffari annunciati ad aprile.
E, intanto, già si inizia a pensare alle ipotetiche conseguenze in base al tipo di dazi imposti. Da uno studio promosso da Centromarca, realizzato con il supporto scientifico di Nomisma, e pubblicato nei giorni scorsi da WineNews, si intuisce il peso, significativo, che potrebbero avere le tariffe aggiuntive: l’introduzione dei dazi statunitensi potrebbe, infatti, costare all’export italiano di prodotti alimentari e non food tra i 500 milioni e i 3,3 miliardi di euro. In relazione all’aliquota che effettivamente potrebbe scattare il prossimo 9 luglio, i valori da considerare sono: 10%, -489 milioni di euro di esportazioni in valore; 20%, -1,067 miliardi; 30%, -1,734 miliardi; 40%, -2,489 miliardi; 50%, -3,334 miliardi. E, a penalizzare ulteriormente le esportazioni, contribuirebbe, inoltre, il cambio sfavorevole euro/dollaro.
Ma tutto è ancora in evoluzione, tra annunci e cifre che cambiano velocemente, compresa la “minaccia” dei dazi al 17% sull’agricoltura europea. Una possibilità che fa tremare un settore intero. Per Giacomo Ponti, neo presidente Federvini, “un dazio al 10% rappresenterebbe già una zavorra pesante per le nostre esportazioni, ma un’aliquota al 20% rischia di essere devastante, soprattutto per le piccole e medie imprese della filiera vinicola. Ci sono cantine italiane che dipendono dal mercato statunitense per oltre il 50% del proprio fatturato: per loro, un simile aumento delle barriere tariffarie equivarrebbe a una chiusura forzata verso il principale sbocco extraeuropeo”. Il rischio, “in un contesto già segnato da una stagnazione dei consumi a livello globale”, sottolinea Ponti, è “spingere fuori dagli scaffali americani molti dei nostri vini simbolo, dal Prosecco al Chianti, dal Pinot Grigio al Moscato d’Asti, e compromettere una presenza costruita in decenni di relazioni commerciali e culturali”.
Sul tema ha parlato anche il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, intervenuto, nei giorni scorsi, al Forum in Masseria a Manduria: “l’aumento delle tassazioni al 10%, pur rappresentando un elemento critico per alcuni settori, era ancora una soglia gestibile in termini di sostegno economico. Ma l’ipotesi di un innalzamento al 17% sarebbe insostenibile e rischierebbe di compromettere la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. È fondamentale che l’Unione Europea adotti una strategia chiara e coerente, sia nell’interlocuzione con le istituzioni statunitensi che nella gestione dei rapporti commerciali. Occorre evitare ogni tipo di provocazione e scongiurare una spirale di ritorsioni che finirebbe per danneggiare proprio quei settori che rappresentano l’eccellenza del nostro made in Italy.” Nel contesto delle tensioni tra Unione Europea e Stati Uniti, Coldiretti ha rilanciato l’appello alle istituzioni italiane affinché vengano potenziate le risorse destinate all’internazionalizzazione, alla comunicazione e alla promozione dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati globali, dagli Stati Uniti all’Asia. “La risposta - ha concluso Prandini - non può che essere un investimento deciso sulla presenza del nostro agroalimentare di qualità all’estero, rafforzando le campagne di valorizzazione e protezione del made in Italy, anche attraverso una maggiore sinergia tra pubblico e privato”.
“Ieri la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha avuto una telefonata con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo scambio è stato positivo, posso confermare che il presidente degli usa continua ad essere in contatto con i singoli capi di stato dell’Unione europea”, sono state, intanto, le parole del portavoce della Commissione Europea Olof Gill nel corso dell’incontro quotidiano con la stampa, di oggi, quando sono arrivate anche le parole del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, in visita in Croazia: l’Unione Europea “è al centro di una rete commerciale aperta che garantisce pace: questa vocazione di pace dell’Ue è condivisa per restituire alla vita internazionale un modello di convivenza serena”.
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