Il tema dei dazi in Usa voluti da Trump, e oggi al 15% sui tutti i prodotti Ue, vino incluso, assomiglia sempre più ad un triller economico e giudiziario che vive di continui colpi di scena. E, a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo regime tariffario tra Usa ed Ue (mentre il Ministero degli Esteri ha chiesto chiarimenti su quelli applicati a prodotti come Parmigiano Reggiano e Grana Padano che rischiano di pagare doppi dazi, ed i servizi postali di tutta Europa attendono lumi sul caso che sta di fatto bloccando l’invio di piccoli pacchi verso gli States), nell’ultimo weekend di agosto è arrivata la notizia che la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale ha, di fatto, confermato l’illegittimità dei dazi, come già sostenuto a fine maggio, a seguito di un ricorso contro le tariffe presentato da diverse realtà di 12 Stati americani, tra cui, dal mondo del vino, la newyorkese Vos Selections, da sempre in prima fila contro i dazi e per un commercio del vino libero da tariffe e balzelli. O meglio, più che la non legittimità dei dazi, quella della procedura usata, perché come ha ribadito la Corte dopo il primo ricorso della Casa Bianca, l’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa, in sintesi la legge che consente tra le altre cose di applicare dazi e tariffe) “non conferisce al Presidente l’autorità di imporre tariffe così ampie, riaffermando che il potere tariffario appartiene al Congresso”. A spiegarlo, tra gli altri, la Us Wine Trade Alliance. Tutto finito dunque? No, perché “la corte ha anche sospeso temporaneamente la sua sentenza fino a metà ottobre, il che significa che le tariffe rimangono in vigore per ora, mentre l’amministrazione farà appello. L’amministrazione ha già chiarito che intende chiedere un riesame da parte della Corte Suprema. Se la Corte accetterà di esaminare il caso questo autunno - aggiunge la Uswta - le discussioni si terrebbero probabilmente all’inizio del prossimo anno, con una decisione attesa entro la tarda primavera o l’estate del 2026. Nel frattempo, è probabile che la Casa Bianca spinga per ottenere un provvedimento d’emergenza per mantenere in vigore i dazi oltre ottobre e potrebbe anche fare ricorso ad altre autorità, come la Sezione 232 per la sicurezza nazionale, la Sezione 301 per pratiche commerciali scorrette o la Sezione 122 del Trade Act del 1974, che consente un sovrapprezzo temporaneo del 15 per cento sulle importazioni”.
Insomma, spiega la Us Wine Trade Alliance, “per il settore del vino, il rischio di dazi rimane concreto. Sebbene la legge Ieepa, utilizzata dal Presidente per introdurre i dazi attuali, sia debole e la sua applicazione possa essere annullata dalla Corte Suprema, non crediamo che alla fine i tribunali salveranno la nostra industria dalle minacce legate ai dazi. Il Presidente dispone, infatti, di una serie di altri strumenti che potrebbe utilizzare per imporre dazi, qualora lo desiderasse, rendendo fondamentale dimostrare al potere esecutivo quanto il vino importato sia importante per l’economia statunitense”. D’altronde, come già più volte riportato, secondo le stime della Uswta, “il vino importato dall’Ue alimenta un enorme motore economico americano. Il vino dell’Unione Europea genera circa 23,96 miliardi di dollari di entrate all’anno negli Stati Uniti, mentre solo 5,3 miliardi di dollari tornano in Europa. Ciò lascia un surplus economico di quasi 19 miliardi di dollari qui negli Stati Uniti, sostenendo centinaia di migliaia di posti di lavoro americani in tutti i 50 Stati, con importatori, distributori, rivenditori e ristoranti”.
Ma Trump non è disposto a passi indietro, come si capisce dal commento affidato come sempre al suo social “Truth”, e condiviso attraverso l’account ufficiale di “X” del Presidente degli Stati Uniti, e da quello della Casa Bianca, è netto: “senza i dazi, e senza i trilioni di dollari che abbiamo già incassato, il nostro Paese sarebbe completamente distrutto e la nostra potenza militare verrebbe istantaneamente annientata. Con un voto di 7 a 4, un gruppo di giudici della Sinistra Radicale non si è curato della cosa, ma un Democratico, nominato da Obama, ha invece votato per salvare il nostro Paese. Vorrei ringraziarlo per il suo coraggio! Ama e rispetta gli Stati Uniti”.
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