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LO SCENARIO

Il “Manifesto per il vino italiano” di Riccardo Cotarella: meno produzione, meno ricarichi e …

La visione del presidente Assoenologi per il futuro, anticipata al “Corriere della Sera”. Lanciando un “patto di filiera” per salvare il settore
ASSOENOLOGI, CORRIERE DELLA SERA, LUCIANO FERRARO, MANIFESTO PER IL VINO ITALIANO, RICCARDO COTARELLA, Italia
Il “Manifesto per il vino italiano” di Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi

Diminuire le rese per ettaro un po’ ovunque, per ridurre di conseguenza le giacenze e preservare i valori; evitare ricarichi eccessivi nella ristorazione, rivedere la mappa del Vigneto Italia capendo dove, magari, sarebbe opportuno ridurre la vigna a favore di altre colture, sperimentare nuove tipologie di vino, anche con gradazioni alcoliche più contenute, per intercettare nuovi consumatori più attenti alla salute, incentivare la sostenibilità in ogni fase della filiera, investire in formazione anche sulle innovazioni senza dimenticare la tradizione, e, ancora, una sorta di patto di filiera tra viticoltori, trasformatori, distributori e chi fa promozione, con una strategia di comunicazione unica che valorizzi l’Italia come “espressione di territorio, cultura e stile di vita”; più tutela contro chi “banalizza denominazioni e vitigni”, e investimenti nei mercati internazionali emergenti, dall’Africa all’Asia, ma senza dimenticare quelli consolidati. Frasi sentite spesso, da più, parti, in questi mesi ed in questa fase storica in cui il mondo del vino, dopo decenni di crescita tumultuosa, si trova ad affrontare una crisi che appare strutturale e più insidiosa di quelle vissute, per esempio, durante la crisi finanziaria del 2008-2009, e quella legata alla pandemia del Covid-19. Ricette più volte proposte, e ora messe a sistema nel “Manifesto per il vino italiano” in 10 punti, da Riccardo Cotarella, tra gli enologi italiani più navigati e presidente Assoenologi, anticipato al “Corriere della Sera” del 6 settembre 2025 in un articolo del vicedirettore e firma enoica del primo quotidiano italiano, Luciano Ferraro (e che verrà pubblicato in forma più estesa nei prossimi giorni).
Tra i punti (alcuni già esposti dallo stesso Cotarella a seguito del Tavolo di Filiera al Ministero dell’Agricoltura di inizio agosto, come riportato qui), anche quello che Ferraro sintetizza nel “frenare le aperture di nuove cantine a rischi flop”, con un invito, nel Manifesto di Cotarella, ad affidarsi a professionisti ed analisi di mercato per chi vuole fare impresa nel settore. Un Manifesto, dunque, ricco di punti delicati che sono al centro del dibattito e della riflessione sulle strategie per il futuro di un settore centrale del made in Italy, che vive una fase di tensione importante, come si evince anche dai commenti all’articolo del “Corriere”, a volte anche con toni decisamente accesi, sui social.

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