Vendere e fatturare di meno e guadagnare di più, anche nel mondo del vino, anche in un momento complesso come questo, difficile, ma non impossibile. Come racconta la “semestrale” di Italian Wine Brands, una delle pochissime realtà del vino italiano quotata in Borsa, a Milano (insieme a Masi, ndr), e prima a farlo, già nel 2015. Secondo la relazione semestrale al 30 giugno 2025, approvata dal Cda, i ricavi delle vendite sono arrivati a 185,1 milioni di euro, in calo del -3,17% sul 2024, mentre il margine operativo lordo è cresciuto del 3,2%, a 20,9 milioni di euro, ed il risultato netto di periodo del 13,4%, a 10,3 milioni di euro, anche grazie alla crescita del +8,8% nel canale Horeca, con un indebitamento finanziario netto sceso a 90,5 milioni di euro (-17,6 milioni rispetto a giugno 2024).
“Italian Wine Brands si conferma quale primo gruppo italiano quotato del vino, consolidando nel primo semestre 2025 185,1 milioni di euro di ricavi, e si mostra solido di fronte ad un contesto macroeconomico che determina incertezze sul fronte dei consumi conseguenti alla volatilità degli annunci sui dazi che si riflette anche sulla conseguente maggiore propensione al risparmio da parte delle famiglie. Da sottolineare che, nel primo semestre 2025, i “top brand” hanno realizzato una crescita del 2% a valore, con un contributo alla marginalità del canale “Business to Business”, intesa come differenza tra ricavi e costi variabili dei fattori produttivi, pari a euro 13,5 milioni, in crescita del 7,6% rispetto al primo semestre 2024”, spiega una nota.
“La forza di questo gruppo risiede nel sapersi adattare - dichiara Alessandro Mutinelli, presidente e ad Italian Wine Brands - nel reagire velocemente e con flessibilità ai mutati contesti di mercato. La capacità di poter diversificare la nostra offerta per mercati, canali commerciali e posizionamento, ci consente di raggiungere ovunque ogni potenziale cliente ed essere meno esposti alle congiunture macroeconomiche. Abbiamo una propensione costante per l’innovazione e la qualità dei nostri prodotti, e grande attenzione al controllo dei costi e alla valorizzazione delle nostre persone: questo ci consente di ottenere risultati in crescita, anche in un contesto generale sfidante, caratterizzato da tariffe doganali, blocchi geopolitici, riduzione del potere di acquisto dei consumatori e cambiamenti nelle abitudini di consumo”.
Dati, quelli del primo semestre 2025, che seguono per il gruppo i più che positivi di fine 2024, anno in cui Italian Wine Brands ha festeggiato i 10 anni dalla quotazione in Borsa, prima realtà italiana a farlo, in un decennio in cui ha messo insieme realtà come Giordano Vini e Provinco, e aggregato altre cinque aziende, Svinando, Raphael Dal Bo, Enoitalia, Enovation Brands e Barbanera, raggiungendo, alla fine dello scorso anno, un giro di affari di 400 milioni di euro, e portando il suo ebitda da 12 a 50 milioni di euro (come avevamo raccontato qui).
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