Guida Campari Group che supera i 3 miliardi di euro (+5,2%), davanti a Branca International (439 milioni di euro, +23,5%), Illva Saronno Holding (360 milioni di euro, +2,5%), Montenegro (325 milioni di euro, +2%), Dilmoor (160 milioni di euro, +6,1%), Caffo 1915 (100 milioni di euro la stima dell’azienda, +3,1%), Distillerie Umberto Bonollo (77 milioni di euro, -4%), Molinari (71 milioni di euro, +4,1%), Polini Produzioni (63 milioni di euro, -1,8%) e Casoni Fabbricazioni Liquori (58 milioni di euro, -5,5%): ecco la top 10 delle aziende italiane di spirits, per fatturato riferito all’anno 2024, secondo l’analisi Pambianco.
Che sottolinea come, così come nel 2023, anche il 2024 è stato un anno di transizione per il mercato mondiale delle bevande spiritose, caratterizzato dalla volatilità macroeconomica e geopolitica che ha influito su consumi e distribuzione, così come dal proseguimento della normalizzazione post-Covid. Secondo il report Vinetur, i volumi mondiali hanno registrato una lieve contrazione, restando sotto i livelli pre-pandemici. Allo stesso modo, la crescita di valore è rimasta contenuta, sostenuta più dall’inflazione che da un effettivo incremento della domanda. Il quadro internazionale è stato segnato da un rallentamento della premiumization, con consumatori più attenti al rapporto qualità-prezzo. Tra i prodotti più gettonati ci sono tequila e mezcal.
In questo scenario, le prime 10 aziende italiane specializzate nella produzione di spirits, classificate in base ai ricavi netti nell’analisi realizzata dall’ufficio studi Pambianco (che esclude le filiali di gruppi esteri), hanno registrato una performance complessivamente positiva, con ricavi totali pari a 4,7 miliardi di euro nel 2024 (+5,7%), nonostante andamenti differenti a livello individuale. Un risultato che riflette un decennio fertile per l’export, con l’Italia che ha quasi triplicato il proprio valore, superando quota 1,8 miliardi di euro nel 2024, pari a +4,8% sul 2023 (dati Nomisma). Di contro, il mercato interno è in contrazione (-8,5% a 127 milioni di litri rispetto al 2019).
Tornando alle principali realtà italiane, le aziende più grandi e con un portafoglio prodotti ampio riescano a sostenere meglio il mercato. Il podio è guidato con una leadership incontrastata da Campari Group, che, da sola, cuba circa due terzi del totale fatturato dei primi 10 player. La società ha chiuso il 2024 con ricavi in crescita a 3,07 miliardi di euro (+5,2%). In termini geografici, Americhe (45% delle vendite totali del gruppo) ed Emea (Europa, Medio Oriente ed Africa, ndr, 48%) sono cresciute rispettivamente dell’8% e del 4%, mentre l’Asia-Pacifico (7%) ha riportato una flessione del 6%. A livello di prodotto, sono cresciuti gli aperitivi (43% delle vendite) e gli spirits a base di agave (10%), rispettivamente del 6% e del 10%. A registrare la crescita più notevole, ecco, al n. 2, Branca International, a cui fa capo, tra gli altri, Fernet-Branca. Il gruppo ha ottenuto ricavi per 439 milioni, registrando un +23,5% sul 2023, anno in cui aveva accusato una flessione del 16%, spiega Pambianco, causata dall’impatto del tasso di conversione iper-inflattivo dei pesos argentini in euro, applicato per il mercato argentino, da sempre roccaforte strategica. Esposizione estera e portafoglio differenziato hann, invece, sostenuto i conti di Illva Saronno Holding, società a cui fanno capo brand quali Disaronno e Artic (ma anche Corvo, Florio e Duca di Salaparuta nel vino, ndr), che si trova terza in classifica con ricavi consolidati per 360 milioni (+2,5%).
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