La sveglia alla mattina, una pausa che spezza la routine, oppure una valida motivazione attorno alla quale si sviluppa un momento di convivialità e condivisione. Il caffè in Italia è un rito che attraversa generazioni, territori e stili di vita, e che mette d’accordo tutti, come spiegano i risultati della ricerca “Gli italiani e il caffè”, condotta da AstraRicerche per il Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food, diffusa nella “Giornata Internazionale del Caffè”, che si celebra oggi, 1 ottobre, e secondo la quale il 97,7% degli italiani beve caffè e il 71% lo fa ogni giorno. Ma, a seconda del genere e dell’età, i numeri si modificano leggermente: sono le donne (73%) a consumarne più degli uomini (69%), mentre la fascia 35-65 anni è quella che ne beve di più (oltre il 75%), con cialde e capsule che restano la scelta più diffusa (59,5%), seguite dalla moka (55,2%) e dalla macchina espresso automatica (34,4%). L’espresso resta il punto fermo ed elemento identitario, è la modalità di preparazione preferita dal 51,6% degli italiani, sia a casa che al bar (nonostante lo spettro all’orizzonte dell’aumento del costo alla tazzina, dopo che il prezzo, negli ultimi quattro anni, è aumentato del 20,6% secondo il Centro di formazione e ricerca sui consumi - Crc e Assoutenti, ndr), e per il 74,3% è miglior caffè per gusto personale, per il 64,9% la scelta prediletta all’estero e per il 75,7% il più apprezzato al mondo, con l’83,2% degli intervistati che lo associa ad un’occasione per stare insieme, l’81,8% alla comodità di una preparazione rapida e il 59% ad un piacere accessibile a tutti. E con le alternative, dal solubile all’americano, che restano, invece, marginali nei consumi abituali.
Numeri che raccontano il grado di apprezzamento di una filiera che in Italia nel 2024 ha prodotto 430.906 tonnellate per un valore complessivo pari a 4,7 milioni di euro (+8,5% sul 2023, mentre -0,6% in volume) secondo i dati di Unione Italiana Food. Per quanto riguarda il fronte dell’export, invece, il caffè torrefatto ha rappresentato il 92% dei volumi complessivi esportati dall’Italia, che nell’ultimo anno sono arrivati a 313.829 tonnellate (+1,8%), contribuendo con una quota quasi identica al valore totale delle esportazioni, pari a 2,6 milioni di euro.
“Un momento, un rito, un simbolo: che sia al bar o a casa, una delle cose irrinunciabili per aprire una bella giornata. Siamo, anche in questo settore, una potenza commerciale nella trasformazione ed è grazie al genio italiano che questo prodotto è cresciuto in valore, portando ricchezza in tante aree del mondo e che oggi celebriamo insieme”, ha scritto su Facebook il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Un comparto tricolore che appare, dunque, in salute, ma del quale gli italiani sanno poco. Secondo la stessa survey di Astraricerche, infatti, oltre la metà degli italiani (64,6%) crede che nel nostro Paese esistano coltivazioni di caffè, nonostante il Brasile venga, comunque, riconosciuto dalla maggioranza come primo produttore mondiale di caffè (72% degli italiani), con il 56% cita correttamente anche la Colombia tra i principali produttori, mentre Vietnam e Indonesia - rispettivamente secondo e quarta al mondo per volumi - sono segnalati solo dal 10,6% e dall’8,9% del campione. E ancora: solo 4 italiani su 10 (40,5%) sanno che i chicchi prima della tostatura sono verdi o gialli, mentre la maggioranza li immagina già marroni o neri. Il 53,8% sa che i chicchi sono contenuti in frutti, ma quasi 1 su 10 pensa che nascano sottoterra. Anche sulle varietà la conoscenza è limitata: quasi tutti conoscono l’Arabica (90,4%), ma la Robusta è nota solo al 56,7%, mentre la Liberica e l’Excelsa restano sotto il 15%. Un dato incoraggiante riguarda, invece, la conoscenza degli elementi che influenzano il sapore: l’88,7% indica correttamente la tostatura, l’82,9% l’area di coltivazione e il 79,9% i processi di lavorazione nei Paesi d’origine. Restano, però, altre aree di confusione: oltre la metà degli italiani non sa stimare la durata della tostatura e molti ne sopravvalutano i tempi, arrivando a pensare che possa durare oltre mezz’ora. Anche la tradizione italiana nel settore è percepita in modo differenziato. Il 71,3% riconosce che il nostro Paese vanta una forte storia nella torrefazione e nella miscelazione, ma la percentuale scende al 61% tra i 18-24enni e sale all’81% tra i 55-65enni. Il concetto stesso di “arte della torrefazione” non è chiaro a tutti: 3 su 4 sanno che consiste nella tostatura accurata e nella selezione dei tempi e delle temperature, poco più del 70% la collega anche alla creazione delle miscele.
“Il caffè italiano è un’icona riconosciuta nel mondo: la sua forza risiede nella capacità di selezionare la materia prima e nel know-how con cui viene trasformata - afferma Giuseppe Lavazza, presidente Comitato Italiano del Caffè - è un settore capace di fare innovazione, sia a livello di prodotto che di processi industriali. Valorizzare e far comprendere ogni fase della filiera, dalla selezione dei chicchi alla tazzina, non può che rafforzare l’apprezzamento di questa bevanda”.
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