Ogni anno sparisce cibo per 1,2 miliardi di euro e la causa sono la cementificazione e il degrado dei terreni fertili, sempre più erosi e con ripercussioni sulla sovranità alimentare dell’Italia in un momento già di per sé delicato a causa, anche, delle tensioni commerciali internazionali. Del resto la superficie agricola dello Stivale ogni anno si dirada un poco alla volta: tra il 2000 e il 2020, secondo i dati dei Censimenti agricoli, la superficie agricola complessiva è scesa da 18,8 milioni di ettari a 16,1 milioni (2,7 milioni di ettari netti in meno). Con serie conseguenze sulla cura del territorio e sulla sicurezza idrogeologica del Paese, intensificando, così, gli impatti dei mutamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi. Un fenomeno che, peraltro, non intende arrestarsi: secondo l’ultimo Rapporto Ispra, nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali (principalmente cantieri e impianti fotovoltaici) quasi 84 chilometri quadrati, +16% sul 2023. È questo l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione della “Giornata mondiale del suolo” che si celebra, oggi, 5 dicembre.
Un’espansione incessante di zone urbanizzate che ostacola anche l’assorbimento adeguato delle acque piovane, che scorrono, invece, in superficie, elevando le percentuali sul pericolo di inondazioni e smottamenti: oggi più del 90% dei comuni italiani, dice Coldiretti, ricade in zone esposte a rischi idrogeologici quali frane e allagamenti, una situazione aggravata dai cambiamenti climatici, con eventi estremi più frequenti, anomalie stagionali e precipitazioni brevi, ma violente.
E secondo il report Coldiretti/Censis 2025 il 78% degli italiani è d’accordo su temi come salvaguardare il capitale agricolo e i suoli produttivi, valorizzando il ruolo sociale, culturale ed economico delle imprese rurali nelle aree interne: ma le misure “latitano”, come, per esempio, l’approvazione di una legge sul consumo di suolo che è da tempo bloccata in Parlamento e che, secondo Coldiretti, potrebbe fornire all’Italia uno strumento innovativo e avanzato.
Ma il problema del suolo non è limitato alle sole aree rurali, c’è anche il tema delle aree verdi urbane, anch’esse sempre meno ampie e diffuse. Al momento queste rappresentano solo il 2,9% dei territori comunali, con parchi e giardini con aree gioco che occupano una porzione ancora più piccola. L’appello dell’associazione di categoria è, quindi, rivolto anche alla pubblica amministrazione, affinché venga operato “un cambio di passo necessario a garantire la presenza di alberi, fondamentali per la salute fisica e mentale”, e per ridurre le emissioni di Co2, migliorare la qualità dell’aria, favorire la biodiversità, ridurre le temperature.
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