Luci e ombre secondo le associazioni di settore per quanto riguarda le misure previste per il comparto agricolo contenute in Manovra 2026, che vale 22 miliardi di euro, come ha ricordato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, ed è stata approvata oggi in Senato e ora passa all’esame della Camera. Il “sentiment” è che quanto contenuto nel testo risponda sì alle sollecitazioni e richieste espresse dal settore, ma che comunque pecchi di una visione strategica e, anzi, “che si poteva fare qualcosa di più”.
È questa, per esempio, la posizione di Confagricoltura che ha accolto positivamente la cancellazione del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i debiti contributivi, la proroga dell’esenzione Irpef per i redditi dominicali ed agrari, la tassazione agevolata dei rinnovi contrattuali e dei premi di produttività e l’incremento della dote finanziaria per la Zes Sud, ma che lamenta “una sforzo limitato” per il rifinanziamento del credito d’imposta 4.0 per il settore primario per cui sono stati stanziati 2,1 milioni di euro: una cifra non sufficiente secondo la Confederazione, che si auspica che il rifinanziamento possa avvenire in uno dei prossimi provvedimenti legislativi.
Per Cia-Agricoltori Italiani “la Legge di Bilancio è debole per l’agricoltura” e “lontana da una visione politica all’altezza delle sfide agricole che vorrebbero l’Italia al timone di un vero cambio di passo, sia in Europa che a livello internazionale - sostiene il presidente Cristiano Fini - l’agricoltura meritava un impianto complessivo più organico e strategico a tutela del reddito degli agricoltori e a sostegno della competitività delle imprese non correttivi, sebbene sostanziali, su interventi già collaudati - dice - e rispetto alle precedenti manovre, mancano all’appello risorse e misure importanti. Di questo passo si resta sempre fermi alle norme utili e non si fa mai spazio a una strategia di medio-lungo periodo con veri investimenti sul futuro”. Soddisfazione, in ogni caso, per altre misure. Come, di nuovo, l’eliminazione del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i contributi previdenziali, il rifinanziamento della Zes Agricola (“sebbene ancora limitato”), l’intervento sulle aziende faunistico-venatorie, la proroga della sperimentazione in campo delle Tea e la riduzione delle accise per i birrifici italiani. Giudicato “inaccettabile”, invece, il ritiro dell’emendamento sulla legalità del fiore di canapa industriale a basso Thc (storica battaglia di Cia): “un settore da oltre 3.000 imprese e più di 20.000 posti di lavoro necessita ora di un tavolo di filiera, urgente, presso il Ministero dell’Agricoltura”.
Mentre Coldiretti ha accolto molto positivamente la misura, contenuta in Manovra, che disciplina la stabilizzazione del lavoro occasionale in agricoltura: “ringraziamo il Ministro del Lavoro Marina Calderone per il coraggio e la lungimiranza nel sostenere una norma che mette insieme le esigenze delle aziende agricole con la possibilità di offrire un’integrazione al reddito alle categorie più deboli. Nel biennio sperimentale la misura ha dato, infatti, risultati positivi coinvolgendo circa 10.000 persone, soprattutto pensionati (80%) e studenti (17%) - rileva Romano Magrini, responsabile Lavoro di Coldiretti - la disciplina del lavoro occasionale integra, infatti, il mercato agricolo tradizionale, semplificando adempimenti e costi per le imprese, tutelando appieno i diritti dei lavoratori e rispettando gli accordi collettivi di settore”. Potranno accedere al lavoro occasionale persone disoccupate, pensionati di vecchiaia o di anzianità, giovani di età inferiore a 25 anni e a detenuti o internati. L’attività non deve superare le 45 giornate annue per singolo lavoratore e può riguardare solo chi non abbia avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato nei tre anni precedenti. Una misura quest’ultima, tuttavia, non condivisa in toto da Cia-Agricoltori Italiani: “la stabilizzazione va nella direzione della semplificazione, ma non basta a risolvere la crisi di manodopera”, rimarcando l’importanza di “un piano chiaro su lavoro, formazione e redditività, che incida sulle cause reali delle difficoltà delle imprese”.
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