Inverni miti, primavere piovose, il “cocktail” micidiale per le viti sembra tornare. Dopo il “dramma” dello scorso anno che ha colpito i vigneti, in Francia come in Italia, con ripercussioni sulla quantità della produzione e un punto interrogativo grande riguardo il futuro, un anno dopo ci risiamo: la peronospora torna a far paura. Ad iniziare da Bordeaux, regione che va a “due velocità” visto che vanta alcuni nomi tra i più prestigiosi del mondo, ma che comunque vivono una situazione diversa, lontana dai venti di crisi, mentre tanti altri medio-piccoli viticoltori stanno navigando in un periodo complicato, per vari motivi, compreso anche quello del cambiamento climatico. E così, riporta “La Revue du Vin du France”, mentre nel 2023 questa malattia, causata da un fungo che prolifera con la pioggia e il caldo prima di devastare foglie e grappoli, ha colpito il 90% delle viti del principale vigneto Aop francese (103.000 ettari) causando un raccolto scarso (3,8 milioni di ettolitri), con le precipitazioni molto abbondanti di quest’anno, scese soprattutto in primavera (a maggio a Saint-Émilion sono caduti 116 ml di pioggia, il doppio del normale), la malattia si sta diffondendo con diverse settimane di anticipo.
Ad essere maggiormente preoccupati sono i viticoltori che operano in biologico, i più colpiti, e già in azione con i trattamenti a base di rame. Intanto in Gironda, dove il 25% dei vigneti sono etichettati come biologici o sono in procinto di esserlo, si sta diffondendo tra i produttori un “rumore di fondo” riguardo al ritorno al convenzionale, e quindi di un abbandono al bio, che permetterebbe l’utilizzo di prodotti più penetranti per “salvare il raccolto”. Ma mentre c’è chi parla di un disastro annunciato, altri ricordano che la peronospora non va ad attaccare la qualità del prodotto e che quindi è prematuro parlare di una vendemmia catastrofica. Il clima delle prossime settimane ci dirà di più.
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