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L’INVITO DI WINENEWS

A Natale stappiamo i vini di una vita ricordando gli eventi più belli e con chi li abbiamo condivisi

Sarà un modo per celebrare la tradizione, portando in tavola il “sogno italiano” che tutto il mondo desidera. Aspettando di tornare presto a viverlo

Quando hai a che fare con il mondo del vino, ti ritrovi ad assaggiare migliaia di bottiglie, a percorrere migliaia di km tra i vigneti dei suoi territori, ad incontrare migliaia di persone che ne sono l’anima. Ad accomunarci tutti, è il fatto che, una volta tornati a casa e trovato spazio in cantina al nuovo vino che abbiamo portato con noi, quella bottiglia sarà per sempre la nostra “memoria”. “Non è un mistero, sono “enologicamente” nato nel territorio del Brunello - racconta il direttore di WineNews, Alessandro Regoli- ma sono molti i vini, le persone e gli assaggi che, in oltre 30 anni di carriera professionale, mi risvegliano tanti ricordi. Stappare i vini di una vita, quelli legati agli eventi più belli e alle persone con cui li abbiamo condivisi, è l’invito che WineNews rivolge ai suoi lettori in questo insolito Natale, più sobrio ma nel calore, nell’intimità e nell’essenzialità familiare, in tutti i casi un’occasione per viverlo nei ricordi dei momenti conviviali passati attorno ad una grande bottiglia”.
Quando la strada percorsa è quella di Bolgheri, prima di svoltare ancora una volta per la Tenuta San Guido, di fronte alla bellezza del Viale dei Cipressi, appare chiaro come, al pari dei versi di un grande poeta, ci sono vini che con la loro storia provocano emozioni che durano nel tempo. “Per me, è ogni volta un ritorno alle origini, ed a quel Sassicaia 1982, il mio primo, “reale”, acquisto enologico, quando nasceva la mia passione verso il mondo del vino, del cibo e dell’agricoltura, immutata fino ad oggi che ne ho fatto la mia professione. E per il quale più volte ho detto grazie al Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta per averne fatto un mito dell’enologia mondiale”, racconta il direttore WineNews. Quello con un Lodovico della Tenuta di Biserno, invece, “non può che essere un brindisi ai territori del vino, a quelli che ce l’hanno fatta ed a quelli pronti ad emergere e che, con i loro grandi vini, saranno fondamentali nella ripartenza dell’Italia. Per tutti, un personaggio carismatico come Lodovico Antinori, “tappa” obbligata, e prima ancora alla Tenuta dell’Ornellaia, ogni ogni volta che sono a Bolgheri, non può che essere d’ispirazione”.
Alla fine di un altro celebre viale di cipressi, assaggiare le più vecchie Riserve al mondo del Brunello di Montalcino alla Tenuta Greppo, dove è nato, è più di un viaggio nel tempo. Che altro si può fare di fronte ad un 1891? “Custode di questa tradizione, ho avuto in Franco Biondi Santi un maestro nell’assaggio dei grandi vini”, ricorda Alessandro Regoli. Dal passato al futuro del Brunello, nelle idee dell’enologo Ezio Rivella e oggi nelle certezze di Cristina Mariani-May, stappare un’etichetta di Castello Banfi con i suoi artefici “riesce sempre ad allargare le vedute verso quel mondo in cui hanno fatto conoscere il Brunello e Montalcino, e sull’importanza di restituire al territorio questa grande ricchezza che ha dato”. Di ben altro tenore, le tante ed accese discussioni/riflessioni quando dietro ad una grande Riserva di Case Basse c’era Gianfranco Soldera, “uniti nel calice ma divisi in tantissime idee, nei tanti incontri a tavola nella migliore trattoria del nostro territorio”.
Anche per il Marchese Piero Antinori non è un mistero che il Tignanello sia un “vino della vita”. E “con un Tignanello 1978 abbiamo brindato al progetto della nuova cantina Antinori nel Chianti Classico”, ed a secoli e secoli di storia nel mondo del vino scritta da 26 generazioni. Riflessivo come le Langhe, profondo come i suoi vini, anche ristappando un Barolo o un Barbaresco di Gaja a scorrere davanti sono fiumi e fiumi di parole di uno scambio di vedute con Angelo Gaja sul vino e non solo, “via mail oggi (ma anche con tantissimi incontri tra Barbaresco, Montalcino e Bolgheri), ma mi piace immaginare che un tempo sarebbe stato epistolare, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, prima di molti altri”.
A proposito di brindisi, che del Natale sono il clou: “non ricordo di averne mai saltato uno senza che nei calici vi fosse una grande bollicina dei “quattro moschettieri” italiani, come un Giulio Ferrari Riserva - da buon italiano, dice - che non è mai mancato nelle cantina di WineNews grazie a Camilla, Matteo, Marcello e Alessandro Lunelli. Ma anche con un Bellavista e un Cà del Bosco, sdoganando grazie a Vittorio e Francesca Moretti il piacere di un grande Franciacorta con l’alta cucina dei più grandi chef a partire dal maestro Gualtiero Marchesi, e trovando conferma, con Maurizio Zanella, come il mondo del vino possa dialogare con quello dell’arte, passioni che ci accomunano tanto quanto quella per le bollicine, l’architettura d’autore, la lirica, gli artisti contemporanei”. Di Berlucchi, ricordo “l’incontro con il maestro Nicola Piovani, ospite della famiglia Ziliani in Franciacorta, ascoltando la musica da Oscar del film-capolavoro “La vita è bella” di Roberto Benigni”.
Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi, Salvatore Settis, Massimo Cacciari. Sono solo alcuni degli intellettuali del nostro tempo, “con i quali ricordo le conversazioni filosofiche di fronte ad un Amarone di Allegrini, accolti da Marilisa Allegrini nei simposi “eno-culturali” nella monumentale Villa della Torre, in Valpolicella, sfondo anche di tante feste con gli amici che oggi sembrano lontane anni luce”. Tante volte “ho ripercorso, invece, i millenni di storia del vino attraverso la collezione di opere unica al mondo, dall’antichità ai giorni nostri, del Museo del Vino della famiglia Lungarotti a Torgiano, concludendo ogni visita all’Osteria del Museo con un calice di Rubesco e un cibo dal sapore antico, ma tra i piatti oggi più contemporanei: il piccione”.
Ci sono vini che ci ricordano chi non c’è più, “e per me - racconta il direttore WineNews - sono le grandi Riserve della Cantina di Terlano, tante volte stappate per accompagnare i “signature dishes” del mio ristorante del cuore: La Pineta di Marina di Bibbona dello chef Luciano Zazzeri”. C’è, invece, il calore della tradizione di famiglia e di un’accoglienza che ha nel vino e nella tavola il suo momento più bello e di condivisione nei vini di Planeta, “accompagnati dai ricordi e dai racconti di Diego, Francesca, Alessio e Santi, nella loro casa tra i vigneti sul mare di Menfi”. Perché i vini di Sicilia sono quelli delle emozioni, “come quelle provate ogni volta arrivando a Regaleali, avvolti dalla bellezza e dalla natura dell’antico feudo, oggi Tenuta di Tasca d’Almerita, che fa sembrare ogni ospite un signore d’altri tempi, proprio come il Conte Lucio Tasca, ad ogni sorso dei suoi grandi vini, stappati insieme a Giuseppe ed Alberto”. Una bellezza incontaminata ed unica al mondo come quella di Pantelleria, “che non può non evocarmi il Ben Ryè, ricordandomi le visite sull’isola con la famiglia Donnafugata ed i racconti sulla viticoltura eroica di Giacomo, Josè ed Antonio Rallo”. Del resto, non si può non pensare che a bere questi stessi vini siano state anche Jacqueline Kennedy e Claudia Cardinale.
Infine, un brindisi con un vino dell’amicizia: il Sagrantino 25 Anni di Marco Caprai, che più di trenta anni fa con l’azienda di famiglia ha salvato le antiche barbatelle di Sagrantino nel trecentesco Convento di Santa Chiara in Montefalco, ed ha fatto rinascere come “per miracolo” il vino da messa di San Francesco, e lo ha rilanciato alla ribalta internazionale insieme al suo territorio, “dimostrando che, con il vino, è possibile soprattutto sognare”.
“Ma questi - conclude Alessandro Regoli - solo alcuni tra i tanti incontri, viaggi e persone che vorrei ricordare stappando un grande vino … Da quest’anno lo farò, e lo faremo, come Winenews, sempre più spesso, non solo in queste festività così eccezionali, ma anche nell’anno che sta arrivando e in futuro in tante occasioni che la vita offre per riflettere, per stare insieme, o semplicemente per brindare nei bei territori del vino italiani”.
“Sarà un modo per celebrare la tradizione italiana, portando in tavola il “sogno italiano” che tutto il mondo continua, nonostante tutto e ancora di più, a desiderare. Ma soprattutto vorrei tornare presto ad incontrare i protagonisti di questo mondo, ad assaggiare le sue etichette, a raccontare i suoi territori, personalmente e non più solo virtualmente. Sono un simbolo dell’Italia, i nostri “Michelangelo”, i nostri “Leonardo”, i nostri “Dante”, che torneremo a vivere e il mondo tornerà a visitare. Perché nel mondo c’è tanta voglia di noi, di quell’Italia più bella e più buona, fatta di cultura, arte, natura, enogastronomia, tradizione ed autenticità, che daranno più valore e sapore anche alla tavola delle feste. E, nell’attesa di tornare alla normalità, questo sarà tra i regali il più bello”.

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