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A quindici anni dall’epidemia di BSE (la “mucca pazza”), il Giappone elimina l’embargo sulla carne bovina italiana. Il Ministro Martina: “risultato del lavoro diplomatico portato avanti insieme al Ministero della Salute in questi mesi”

Sono passati quindici anni da quando l’epidemia di encefalopatia spongiforme bovina (BSE, o giornalisticamente parlando “mucca pazza”) ha messo sulla difensiva più di un paese del mondo per quanto riguarda l’importazione carni bovine europee, e quindi anche italiane. E il Giappone, anche per una robusta componente culturale e sociale, aveva in effetti sottoposto a embargo le importazioni di carni bovine del nostro paese dal 2001: ma è notizia di oggi che Tokyo ha ufficializzato la fine di questa proibizione, rendendo possibile la ripresa delle esportazioni per un settore che da tempo soffre di una crisi non secondaria.

Si tratta del settimo paese europeo, dopo Francia, Irlanda, Olanda, Portogallo, Danimarca e Svezia, a cui viene nuovamente garantito il diritto di esportare le proprie carni bovine in Giappone: “il fatto che il Giappone continui ad approvare l’export di carne bovina dagli Stati membri dell’Ue è un grande successo della diplomazia europea sul commercio”, hanno commentato i Commissari Europei alla salute Vytenis Andriukaitis, al commercio Cecilia Malmstrom, e all’agricoltura,Phil Hogan, auspicando l’apertura del mercato giapponese anche alla carne di manzo di altri Paesi Ue.

“Finalmente - ha commentato il Ministro Maurizio Martina - le nostre carni potranno arrivare in Giappone dopo 15 anni. Un risultato raggiunto grazie al costante lavoro diplomatico che abbiamo portato avanti insieme al Ministero della Salute in questi mesi, anche durante Expo e finalizzato anche nell’ultimo G7 proprio in Giappone”.

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