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DANTE E VINI SULLA FRANCIGENA

“A riveder le stelle”: sulle tracce di Dante lungo la Via Francigena tra i vigneti della Toscana

Nuovo percorso a piedi e in bici alla scoperta dei luoghi del Sommo Poeta e cantine bike friendly, promosso da Comune di Siena e Regione Toscana

Da San Gimignano, circondati dai vigneti della Vernaccia, unico vino citato per nome nel “Purgatorio”, a Colle Val d’Elsa, la “Città del Cristallo” utilizzato nella creazione dei calici di vino contornata dai vigneti in cui nasce il Chianti; da Monteriggioni, le cui mura turrite ricordano al Sommo Poeta i giganti conficcati fino all’ombelico nel pozzo delle Malebolge in un territorio vocato alla produzione del Vin Santo del Chianti, a Siena, la “città del Palio”, “capitale” del Chianti Classico insieme a Firenze; e la Val d’Orcia tra i vigneti del Brunello di Montalcino ed i filari del Vino Orcia che digradano fino a Radicofani, celeberrimo rifugio del “brigante gentiluomo” Ghino di Tacco alla “fine” della Toscana, ricordato dal poeta in Purgatorio. Nell’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante, avvenuta a Ravenna nel 1321, nasce “A riveder le stelle - Sulle tracce di Dante lungo la Via Francigena”, un itinerario nel tratto senese dell’antica via di pellegrinaggio percorribile, a piedi o in bici, da tutti coloro che vogliono scoprire i luoghi ed i personaggi legati alla figura di Dante ed alla “Divina Commedia”, promosso dal Comune di Siena, con il contributo della Regione Toscana, nel website Strade di Siena. Con l’utilizzo delle mappe interattive, che facilitano la specifica visita dei luoghi e l’immediata geolocalizzazione delle strutture ricettive ma anche delle cantine bike-friendly che, proprio come un tempo, offrono accoglienza a camminatori e oggi anche ai ciclisti, grazie all’“icona dantesca”, anche WineNews ha percorso questo itinerario per raccontare i legami tra il “padre” della lingua italiana ed i vini prodotti nei meravigliosi territori attraversati da una delle più importanti vie di comunicazione medievali che collegava il Nord Europa e Roma.
Iniziamo il nostro viaggio da San Gimignano. Nel maggio del 1300 la “città delle belle torri” ospitò Dante in veste di ambasciatore della Repubblica fiorentina: a lui l’arduo compito di portare avanti la causa della Lega guelfa in Toscana, cercando di convincere anche il Comune di San Gimignano a prendervene parte. Tale ambasceria avvenne all’interno del Palazzo Pubblico dove si radunava il Consiglio Comunale. Ancora oggi tale sala è chiamata “Sala di Dante” e viene utilizzata anche per le “Anteprime” della Vernaccia di San Gimignano, il vino bianco che già alla fine del Duecento, appariva sulle mense dei re, dei papi, e dei ricchi mercanti di tutta Europa. Ne andava ghiotto anche Papa Martino IV, citato da Dante proprio al Canto XXIV del Purgatorio (vv. 22-24) perché doveva scontare i suoi peccati di gola: “… ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia:/ dal Torso fu, e purga per digiuno/ le anguille di Bolsena e la Vernaccia”. La Vernaccia, la “regina bianca” in un territorio (quello toscano) di “re rossi”, è l’unico vino chiamato con il suo nome nella “Divina Commedia”.
Continuando lungo la Via Francigena, giungiamo a Colle Val d’Elsa, la “Città del Cristallo”, centro in cui vi si realizza il 95% della produzione italiana e il 14% di quella mondiale del prezioso vetro, utilizzato anche nella creazione di calici e decanter per il vino. Nel corso dei secoli il borgo, per la sua posizione a metà strada tra Firenze e Siena, è stato oggetto dell’antica rivalità tra le due città, e il 17 giugno 1269 fu teatro di uno scontro proprio tra i ghibellini di Siena e le truppe fiorentine guelfe. L’episodio è narrato da Dante nella Cornice degli invidiosi per bocca della gentildonna senese Sapia, moglie di Guinibaldo Saracini e zia di Provenzano Salvani, che era alla guida delle truppe senesi. Sapia vide probabilmente lo scontro poiché viveva confinata a Colle, essendo stata bandita da Siena a causa della sua fede guelfa. Nei versi danteschi la senese Sapia esprime la propria gioia per la sconfitta subita dai concittadini ghibellini da parte dei fiorentini guelfi: “eran li cittadin miei presso a Colle/ in campo giunti co’ loro avversari,/ e io pregava Iddio di quel ch’e’ volle./ Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari/ passi di fuga; e veggendo la caccia,/ letizia presi a tutte altre dispari/ Tanto che volsi su l’ardita faccia/gridando a Dio: Omai più non ti temo! (Purgatorio, Canto XIII vv. 108-122). Tutta la zona di Colle Val d’Elsa vanta anche tradizioni vitivinicole risalenti all’epoca etrusco-romana, per cui il territorio si è modellato nel tempo in funzione della vite, assumendo caratteristiche di straordinaria bellezza grazie ai vigneti da cui nasce il Chianti, nella sottozona Colli Senesi.
Proseguendo verso Sud arriviamo a Monteriggioni. Il Sommo Poeta rimase fortemente impressionato dalle sue 14 torri, che allora erano più alte di quanto siano adesso, tanto che le paragonò ai giganti conficcati fino all’ombelico nel pozzo delle Malebolge: “però che, come sulla cerchia tonda/Monteriggion di torri si corona,/ così la proda che ‘l pozzo circonda/ torregiavan di mezza la persona/ li orribili giganti, cui minaccia/ Giove del cielo ancora quando tuona” (Inferno, Canto XXXI, vv. 40-45). Dai vitigni autoctoni di Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca e Sangiovese del territorio di Monteriggioni si ottiene un vino antichissimo e dalla storia affascinante, come il Vin Santo del Chianti ed il prestigioso Occhio di Pernice.
Giungiamo a Siena, la “Figlia della strada” perché sviluppata proprio grazie al passaggio della Via Francigena, e continuiamo sulle orme del Somme Poeta. Nella “Divina Commedia” fatti o personaggi riconducibili alla “città del Palio” sono citati per lo meno una ventina di volte. Non solo: Giovanni Boccaccio ci informa che l’Alighieri studiò “Ortografia” dai senesi, mentre da altre fonti storiche sappiamo che vi abitò diversi mesi tra il 1302 ed il 1303, quando, ormai esiliato da Firenze, vi lasciò il figlio Pietro a studiare “Grammatica” (latino) per poi andarsene ad Arezzo. Dante ha definito i senesi “gente vana” e questa sua affermazione gli costò per secoli la loro inimicizia e antipatia. Nel 1921 in occasione dei 600 anni dalla sua morte, sulle facciate di edifici storici realmente collegati alle parole dell’Alighieri vennero collocate otto lapidi con citazioni tratte dalla “Divina Commedia”. Siena che non è solo una delle due grandi “capitali” del Chianti Classico, insieme a Firenze: Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo Gentile, Occhio di Pernice, Procanico, Rossone e Mammolo sono alcuni dei più antichi vitigni che la città ha riscoperto con “Senarum Vinea: le vigne storiche di Siena”, un progetto nato per riconoscere e valorizzare il patrimonio viticolo autoctono e le forme storiche di coltivazione della vite, salvandola dall’estinzione, all’interno della città murata, grazie al Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena e le Città del Vino, individuando i tanti orti urbani dei conventi e delle Contrade, ma anche poderi suburbani, in cui si conservano tracce di vigneti destinati a produzioni di vino limitate ad un consumo familiare.
Usciti da Siena la Via Francigena attraversa la campagna più bella del mondo: la Val d’Orcia, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, tra la Montalcino del Brunello ed i filari dove nasce la Doc Orcia. Circondata dai pregiati vigneti di Brunello, una tappa alla millenaria Abbazia carolingia di Sant’Antimo a Montalcino, visitata ogni anno da milioni di pellegrini moderni ed enoturisti, è un viaggio nel tempo all’epoca d’oro in cui la Via Francigena era tra le vie religiose e del commercio più trafficate, ed ai cui scambi culturali si deve proprio il sorgere di un luogo tanto importante nella storia del romanico in Toscana ed in Italia. La bellezza del paesaggio in cui i campi di cereali dominano il panorama alternandosi con pascoli, piante di ulivo secolari e vigne, caratterizza anche tutto il territorio di produzione del Vino Orcia, a metà strada tra il territorio del Brunello e quello del Nobile di Montepulciano, variando dall’aspetto lunare delle Crete Senesi alle dolci colline con file di cipressi, castelli, abbazie, poderi ed antichi borghi medievali. Tra i Comuni della Denominazione, c’è Radicofani, l’ultima tappa dell’itinerario dantesco al confine della Toscana con il Lazio. La sua splendida fortezza ha avuto un ruolo fondamentale nel controllo e difesa dell’antica Via Francigena, confine strategico tra il territorio di Siena e lo Stato Pontificio. Il suo nome è legato alla figura del ribelle ghibellino Ghino di Tacco che, intorno al 1290 occupò il Castello di Radicofani diventandone il padrone. Ghino è stato definito “castigatore di ingiustizie e di potenti”, Dante lo cita nel Girone dei morti per forza, o dei morti di morte violenta: “Quiv’era l’Aretin che da le braccia/ fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte” (Purgatorio, Canto VI, vv. 13-14). Talvolta invece viene considerato un audace bandito: un “Robin Hood” all’italiana. Terminato il percorso virtuale non resta che mettersi in viaggio, “a riveder le stelle”, calice alla mano.

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