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UE

A Strasburgo 12 opposizioni alla domanda di riconoscimento della menzione tradizionale Prosek

Disinnescate le trappole del Cancer Plan, in Europa si gioca il futuro del Prosecco. Coldiretti e Zaia: “fermare un precedente pericoloso”
DOP, LUCA ZAIA, MENZIONE TRADIZIONALE, PROSECCO, PROSEK, STRASBURGO, UE, Italia
Il Prosek croato

Per un problema - almeno per il momento - risolto, con le trappole spuntate nella relazione finale del Caner Plan disinnescate dagli emendamenti firmati da De Castro e Dorfmann, per il vino italiano ce n’è un altro a cui bisogna ancora trovare una soluzione definitiva. È il Prosek, il vino dolce croato la cui domanda di registrazione della menzione tradizionale è pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea da un po’, congelata dal dossier di opposizione presentato dall’Italia a novembre, teso a difendere l’unicità di una delle sue denominazioni più rappresentative nel mondo: il Prosecco. Intanto, il Prosek si gode la pubblicità (positiva o negativa poco importa) che ha portato lo scontro con un gigante dell’enologia mondiale come il Prosecco, capace, con un balzo del 31% di raggiungere il valore record delle esportazioni di 1,3 miliardi nel 2021. Una vera e propria speculazione, secondo la Coldiretti, che ricorda come nel dibattito sul Prosek in sessione plenaria del Parlamento Europeo, di scena oggi, la Commissaria Ue all’uguaglianza Helena Dalli ha comunicato che sono state ricevute ben dodici opposizioni alla domanda di riconoscimento della menzione tradizionale Prosek, rendendo assai difficile l’accoglimento della richiesta croata.

Dal Veneto, invece, torna a tuonare il presidente della Regione Luca Zaia, che sottolinea come, “se l’Europa cedesse alle richieste croate sulla denominazione Prosek, creerebbe un precedente pericolosissimo per tutti gli altri prodotti tipici”. Ed ancora, è imbarazzante pensare che l’Europa possa autorizzare il termine Prosek, che storicamente identifica la nostra produzione. Ci sono moltissimi motivi per dire no. L’Europa chiuda velocemente questa partita e rigetti le richieste croate. Quello che sta accadendo è scandaloso. Tra i tanti motivi di un no secco al Prosek - aggiunge Zaia - c’è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene. Poi ci sono una serie di significative motivazioni storiche”.
“Il Prosecco - sottolinea la Coldiretti - è il vino italiano più esportato nel mondo ma anche quello più copiato con le imitazioni diffuse in tutti i continenti. Serve dunque decisione per fermare un precedente pericoloso, che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione made in Italy dai falsi. È per questo che il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, insieme a 1.000 imprenditori del territorio, ha presentato un autonomo atto di opposizione alla domanda di registrazione della menzione tradizionale croata Prosek, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea”.


Focus - Il Prosecco tra storia e geografia

Le prime citazioni del termine “Prosecco”, con riferimento al vino di cui alla relativa Dop risalgono infatti al XIV secolo. In particolare, al 20 settembre 1382 quando la città di Trieste ha siglato un accordo tale per cui - entrando nei domini del sovrano austriaco - si impegnava a consegnare annualmente 100 orne del miglior vino di Prosecco al Duca d’Austria. La dicitura Prosecco ha poi continuato ad essere estensivamente usata nei secoli per indicare lo specifico vino, proveniente dai territori del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia e tale legame storico costituisce, tra l’altro, il fondamento del riconoscimento della Doc Prosecco di cui al Decreto del 17 luglio 2009 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di allora, che era proprio Luca Zaia. A tale ultimo riguardo, nelle riprodotte incisioni di rame risalenti rispettivamente al 1585 ed al 1590, la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico. Invece, la riprodotta carta geografica dell’area friulana, risalente al 1770, anch’essa incisa su rame, e stampata per conto del Governo veneziano, impiega, ordinariamente, la denominazione italiana “Prosecco”. Il che, secondo il Veneto, conferma non solo l’omonimia/identità tra i nomi Prosecco e Prosek, ma attesta la risalenza storica del collegamento tra l’area geografica intorno a Trieste e il vino “Prosecco”, oggi tutelato con Do. È, dunque solo a quest’area geografica, del tutto estranea al territorio croato, che può essere ricollegata la storicità della denominazione “Prosecco/Proseck”.

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