Un proverbio arabo dice che “non conosci una persona finché non mangi con lei”: quello della cucina è forse il linguaggio attraverso cui le culture meglio si incontrano e si conoscono, essendo il cibo e le ricette il vero specchio della tradizione di un luogo o di un popolo. Proprio da qui, nel 2014, parte il lavoro di Slow Food con le Comunità migranti, che vuole valorizzare i saperi tradizionali legati ai Paesi d’origine, favorendo lo scambio tra Comunità migranti e autoctone e avviando interessanti fusioni gastronomiche. Lavoro, sfociato in “A tavola: le ricette del dialogo”, originale ricettario (che ha dato vita ad una serie di incontri nel programma di Cheese 2019, l’evento firmato proprio dalla Chiocciola di scena a Bra, dal 20 al 23 settembre, tutto dedicato al mondo del formaggio e dei latticini, con particolare attenzione al mondo del naturale, ndr) che contiene storie e ricette di dieci persone che hanno partecipato alle attività del progetto e che hanno competenze nel mondo dell’agricoltura, della ristorazione e del commercio. Si tratta di un vero e proprio biglietto da visita, attraverso il quale le comunità migranti che hanno aderito all’iniziativa si raccontano e aprono le porte delle proprie case per ospitare e condividere le rispettive tradizioni. “Questo libro - scrive Carlin Petrini nella prefazione - più che un semplice ricettario è la descrizione del viaggio di persone e comunità che, spostandosi per il mondo, sono arrivate in Italia e hanno avuto l’opportunità di incontrarsi attraverso il cibo”.
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