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ACCLAMATA O CONTESTATA, C’È ANCHE CHI L’IMU CERCA DI “EVADERLA”: DAI COMUNI DEL VENETO ARRIVA UNA PROPOSTA PER NON RISCUOTERNE IL 50% STATALE. COME? SI DICHIARERANNO INDISPONIBILI A FAR DA ESATTORI ALLO STATO ...

Acclamata o contestata, c’è anche chi l’Imu (la nuova Ici) applicata all’agricoltura cerca di “evaderla”, per salvare il settore: dal Veneto arriva una levata di scudi contro la riscossione, da parte dei Comuni, del 50% dell’Imu che la legge stabilisce venga trasferita obbligatoriamente nelle casse statali, specialmente per quanto riguarda i fabbricati e le strutture strumentali, e che, se applicata con le modalità previste dal recente decreto “Salva Italia” rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura italiana, e i Comuni non vogliono assumersi “la spiacevole incombenza di gabellieri per conto terzi”. Come? Una prima intesa raggiunta oggi, in un incontro a Mestre tra le rappresentanze sindacali del comparto (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) e l’associazione dei sindaci dei Comuni, “prevede in premessa la dichiarata indisponibilità dei Comuni a fare da esattori per conto dello Stato di quel 50% dell’Imu che la legge stabilisce venga trasferita obbligatoriamente nelle casse statali”.

Ora il presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, la porterà alla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali, con l’obiettivo “di fare assumere all’organismo di rappresentanza delle regioni una posizione comune da presentare ai Ministri competenti, al fine di consentire la modifica di una norma che se applicata con le modalità previste dal recente decreto “Salva Italia” mettterà in ginocchio l’agricoltura del nostro Paese”. “L’intento - spiega una nota del Consiglio regionale - è salvaguardare da un lato gli interessi degli agricoltori, penalizzati da una tassa che potrebbe costituire un colpo mortale per il comparto, dall’altro le legittime esigenze dei Comuni, alle prese con bilanci sempre più poveri e quindi impossibilitati a far fronte ai bisogni dei cittadini”.

“Non riteniamo giusto il balzello, almeno nei termini come è stato concepito - hanno ribadito sindaci e rappresentanti delle categorie agricole - e quindi faremo di tutto per contrastarlo, ma venga almeno risparmiato ai Comuni questa spiacevole incombenza di gabellieri per conto terzi. Sulla quota restante, affidata alla discrezionalità applicativa dei Comuni, l’obiettivo condiviso pare essere quello di ridurre l’aliquota dell’imposta sui fabbricati e sulle strutture strumentali, necessarie alla produzione, e la diminuzione dei coefficienti di rivalutazione degli estimi catastali”. “Il fatto che l’Associazione dei Comuni e le categorie agricole si siano messe attorno ad un tavolo per trovare una soluzione comune su una questione che in apparenza potrebbe vedere questi soggetti su posizioni contrapposte - afferma il presidente Ruffato - è un segnale estremamente positivo che mi auguro possa trovare riscontro e avere successo nelle altre regioni e in altri campi. E il risultato è un compromesso di cui il Governo non potrà non tener conto”.

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