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“AD ILLEGALITA’ NON SI RISPONDE CON ILLEGALITA’”: IL PRESIDENTE SLOW FOOD ITALIA BURDESE CONDANNA IL BLITZ NEL CAMPO COLTIVATO A OGM A VIVARO, MA RICORDA CHE “IN ITALIA GLI OGM SONO VIETATI E LA SEMINA IN PROVINCIA DI PORDENONE COSTITUISCE REATO”

“Condanniamo l’episodio. Le azioni condotte dalla Task Force per un’Italia libera da Ogm, di cui Slow Food Italia fa parte sono rivolte a far rispettare la legge, che prevede il divieto assoluto della semina di piante geneticamente modificate sul suolo italiano”: parola del presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese, dopo che alcune persone sono entrate in un campo coltivato a mais di proprietà di Giorgio Fidenato a Vivaro (Pordenone), calpestandolo, campo che, insieme a quello di Fanna, è balzato all’attenzione dell’opinione pubblica perché da recenti analisi di Greenpeace risulta coltivato a mais Ogm.

“Gli Ogm in Italia sono vietati: la semina in provincia di Pordenone costituisce reato”, ricorda Burdese che, però, sottolinea, “sono gli organi preposti che devono porre rimedio e non l’azione di alcuni individui privati”.

“E’ da settimane che chiediamo agli organi preposti di intervenire su quei campi - spiega il presidente di Slow Food Italia - poiché le coltivazioni delle aree limitrofe sono esposte al primo vero rischio di contaminazione da Ogm in Italia. Stiamo facendo tutto il possibile, come coalizione di associazioni e movimento della società civile, per contrastare quanto sta avvenendo in Friuli rispettando le regole. Condanniamo fermamente l’agire di chi ha seminato questi campi in disprezzo dei dettami delle normative. Chiediamo nuovamente - aggiunge Burdese - come abbiamo fatto più volte in questi giorni, alle autorità preposte di agire prima possibile per evitare il reale rischio di contaminazione. Trovo inammissibile che l’attività di accertamento abbia questi tempi biblici, quando bastano pochissimi giorni per accertare se si è in presenza di Ogm o meno. In questo caso il tempo è un fattore essenziale perché stiamo parlando di organismi viventi. La costituzione del Presidio della Legalità aveva questa finalità: far capire alla Procura della Repubblica di Pordenone e all’opinione pubblica che siamo di fronte a un’emergenza. Ad illegalità non si risponde con illegalità - conclude Burdese - ma chi è preposto a far valere il rispetto della legge agisca tempestivamente, anche per evitare che la situazione degeneri ulteriormente”.

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