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VINO & POLITICA

Addio a Silvio Berlusconi, imprenditore “visionario” che ha cambiato per sempre l’Italia

La sua ascesa ha coinciso con quella dell’agricoltura italiana nel mondo. “Vado a vino”, ha detto una volta a WineNews, “un’eccellenza portabandiera”

Da quando ha fatto la sua “discesa in campo” in politica, nel 1994, ha fatto anche la storia dell’Italia, di certo segnando nelle vicende politiche italiane, europee ed internazionali degli ultimi 30 anni, un “prima” e un “dopo” Berlusconi. “Self made man” rappresentante del capitalismo “rampante”, fin dagli anni Sessanta, imprenditore “visionario” con la Fininvest dagli anni Settanta, da Brugherio a Milano 3 a Segrate, editore che ha costruito la sua fortuna puntando sul potere esplosivo della televisione, “padre” di quella privata, con Mediaset e la fondazione di Canale 5, Italia Uno e Rete 4 negli anni Ottanta, e Presidente del Milan e “per tutti”, senza dimenticare Mondadori e Mediolanum, ancora prima della fondazione di Forza Italia e della Seconda Repubblica, e della indiscussa leadership nel partito e nella scena politica come Presidente del Consiglio più a lungo in carica, ha avuto un impatto senza precedenti nella vita economica, ma anche sportiva e mediatica italiana, cambiando per sempre il modo di comunicare ogni aspetto del nostro Paese, agli occhi degli italiani e del mondo. E se è vero che con la scomparsa del Cavaliere, che con gli italiani aveva firmato un “contratto”, si chiude l’epoca del “Berlusconismo” - peraltro coincisa con l’ascesa del vino italiano nei mercati, di cui era appassionato e le cui grandi bottiglie non ha mai mancato di offrire e regalare ai leader del mondo, ma anche dell’agricoltura e dell’agroalimentare made in Italy come settore trainante della società e dell’economia italiana - la sua visione di modernizzazione del nostro Paese, proiettata al futuro, è l’eredità che gli è riconosciuta dagli avversari politici e dall’opinione pubblica. È un ultimo saluto unanime, quello per l’ex Premier Silvio Berlusconi, scomparso oggi all’età di 86 anni, al San Raffaele di Milano, “specchio”, nel bene e nel male, del nostro Paese negli ultimi decenni.
Nel nostro mondo, l’ultima “discesa in campo” che ricordiamo di Silvio Berlusconi è la sua difesa del vino italiano, “un’eccellenza italiana portabandiera della nostra Nazione nel mondo”, come europarlamentare Ppe, in Europa, primo leader di partito ad essersi espresso sulla vicenda di maggiore attualità, come il voto agli emendamenti sul “Cancer Plan Ue”. Ma anche per i prodotti simbolo del Belpaese, come per far tornare sulle tavole la vera Bistecca alla Fiorentina con l’osso, bloccata sempre dai regolamenti Ue sulla commercializzazione delle carni, e, tornando al vino, per il “mi consenta” ad un Primitivo di Manduria con etichetta personalizzata “Evviva Silvio” per festeggiare il suo compleanno.
“Era un “visionario”, un assiduo lavoratore ed un amante della vita. Con la sua figura ha caratterizzato la nostra vita negli ultimi 50 anni - ricorda il direttore WineNews, Alessandro Regoli - un grande personaggio, rispettato anche dagli avversari. Io ho sempre preferito l’imprenditore incredibile e vulcanico, al politico, come ho avuto modo di confessargli incrociandolo una sola volta a Taormina, nel nostro girovagare nei territori del vino italiano, ospite nel marzo 2008 del Forum Confagricoltura. E nel quale mi disse “io vado a vino”, esordendo con la sua simpatia nell’illustrare i principali provvedimenti del Governo Berlusconi di inizio Millennio per l’agricoltura italiana, più che per ogni altro settore. Ma lo ricorderemo sempre anche per la mancata acquisizione nel 2003 di una Tenuta in uno dei territori del vino italiano più importanti, Montalcino, con la compravendita sfumata di un soffio di un antico Castello circondato dai vigneti di Brunello - al quale, nella sua lunga carriera, si è paragonato, “perché negli anni migliora” - e con la quale, oggi, avremmo raccontato anche di un Berlusconi produttore di vino”.

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