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AdnKronos

Vino: futuro dipende dai millennial, che bevono sempre meno … Primo consumatore al mondo di vini fermi e primo mercato extraeuropeo per le bollicine, gli Stati Uniti sono il faro del commercio enoico, capace di illuminare o mettere in ombra un intero settore. Lo sa bene il Belpaese, evidenzia il sito Winenews.it, che dopo i primi dieci mesi 2018 è tornato a guardare con fiducia al suo primo partner, chiudendo con vendite in crescita del +9,3% in valore e del +2,2% in quantità, con la quota di mercato che sale al 31,8%, sul 31,4% dello stesso periodo del 2017, ed i prezzi medi che raggiungono 5,9 dollari al litro, contro i 5,5 dollari al litro dei primi dieci mesi del 2017. Eppure, nonostante un’apparente stabilità, qualcosa sta cambiando, racconta il report “Us Landscape 2019” di Wine Intelligence, che il sito Winenews.it rende noto in Italia, che sottolinea come i consumi medi, tra il 2013 ed il 2017, siano sostanzialmente stabili, a quota 12 litri pro capite, lontanissimi quindi dalle vette di Italia, Francia e Spagna, così come dalle medie di tanti altri Paesi; come se non bastasse, cala nettamente il numero di chi beve vino con una frequenza almeno mensile, passati dagli 88 milioni del 2013 agli 84 milioni del 2017, ed il calo è ancora più marcato tra quelli che possiamo definire i bevitori abituali, che bevono vino almeno due volte alla settimana. Una tendenza che non è legata all’invecchiamento del wine lover medio, al contrario: secondo i dati di Wine Intelligence gli over 55 non hanno cambiato le proprie abitudini, mentre a bere meno sono, sorprendentemente, gli under 35. Ma non è solo una questione di numeri, perché le cose stanno cambiando anche dal punto di vista dell’approccio al vino, che nel complesso mostra un certo calo di interesse all’approfondimento ed alla conoscenza, così come del desiderio di ampliare ancora il repertorio di varietà e denominazioni conosciute, una tendenza che ovviamente avvantaggia la California, ma che riguarda proprio i Millennial, da cui dipende, in soldoni, il futuro del consumo di vino, in Usa come nel resto del mondo. Eppure, secondo Wine Intelligence, non ci sarebbe da strapparsi i capelli, perché al netto di una sorta di arretramento nella ricerca e nell’approfondimento, la generazione dei Millennial si conferma come quella che muove la quota più ampia del mercato enoico, ma anche la più preparata, con un repertorio di conoscenze comunque assai ampio. Inoltre, altro motivo di ottimismo per l’industria del vino, specie quella interna, i Millennial restano di gran lunga i più permeabili alle innovazioni ed alle novità, dai vini biologici a quelli a bassa gradazione, passando per i packaging più moderni, come le lattine: tutti aspetti che, in un Paese come gli Usa, in cui l’età media dei consumatori di vino è sempre più alta, vanno tenuti in forte considerazione per continuare a crescere.

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