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Vino: in 10 paesi si concentra oltre metà del mercato … Se è vero che il business del vino sta allargando ogni anno i suoi confini ed è in crescita, tanto che nel 2022, secondo i dati di Iwsr arriverà a toccare il valore di 207 miliari di dollari, è altrettanto vero che il grosso del giro d’affari è ancora concentrato i pochi mercati. A a partire, ovviamente, dagli Stati Uniti, dove il mercato enoico vale 32 miliardi di dollari, e dalla Cina, dove bottiglie e calici hanno fatto girare 24 miliardi di dollari. A dirlo, fa sapere il sito Winenews.it, i numeri relativi al 2018 messi in fila dal portale Statista.Com, secondo il quale sul terzo gradino del podio c’è la Francia, con un valore di 14,4 miliardi di dollari legati al business di Bacco. Quinta piazza per l’Italia, con 9,7 miliardi di dollari, che si trova dietro anche all’Australia, Paese in cui il mercato enoico sposta 10,3 miliardi di dollari. Dietro al Belpaese, poi, si trova il Regno Unito, con 9,1 miliardi di dollari, davanti alla Germania, con 7,9, come l’Argentina, e ancora, a completare la “top 10”, il Canada, con 5,6 miliardi di dollari di mercato enoico, ed il Giappone, a 3,7. Con i primi 10 Paesi della lista che, dunque, presi per buoni di dati dell’International Wine & Spirit Research, valgono da soli la metà di tutto il mercato del vino a livello mondiale. A seguire, tra i mercati più importanti, secondo Statista, vengono il Brasile, con 3,6 miliardi di dollari, la Spagna, con 3,4, dato che sorprende visto che si tratta del terzo maggior produttore al mondo, seguita, ancora una volta un po’ a sorpresa, dall’India, il cui mercato enoico vale 2,7 miliardi di dollari. Ben più del Portogallo, con 1,8 miliardi di dollari, dei Paesi Bassi con 1,6, della Svizzera, con 1,5 miliardi di dollari, del Belgio con 1,4 della Svezia, che con 1,3 miliardi di dollari, chiude il ristretto club dei “Paesi miliardari” in termini di valore del mercato enoico. Un quadro di insieme, dunque, che se da un lato conferma la necessità e l’opportunità, per i produttori del mondo, di investire a lungo termini nella crescita di tanti altri piccoli mercati dove ancora il business enoico è piccolo ma con buone potenzialità di crescita, dall’altro ribadisce quali siano le posizioni di forza sul business enoico, con grandi mercati, magari più saturi e con una maggiore concorrenza rispetto ad altri, che restano, tuttavia, imprescindibili per la vita delle cantine d’Italia e del mondo.

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