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Vino: ricerca, italianità e denominazioni guidano scelte di acquisto analisi di WineNews sui dati nazionali ... È vero che il vino italiano, oggi, prospera grazie all’export (a +7% nei primi 6 mesi 2012 sul 2011), che riesce ancora a compensare il calo dei consumi interni. Lo dimostra il fatto che il fatturato complessivo delle cantine del Belpaese, dal 2005 al 2011, è cresciuto del 26%, soprattutto grazie alle esportazioni, a +47%. Ma il mercato interno è imprescindibile, vale ancora la metà del fatturato complessivo (sugli 8 miliardi di euro nel 2011, dati Istat). Ecco perchè è importante conoscerne le dinamiche di oggi. E, dall’analisi di WineNews sui dati nazionali della ricerca “I consumatori Italiani e l’agroalimentare. Il caso dell’Emilia Romagna”, curata da Denis Pantini di Nomisma per “Enologica” (16-19 novembre, Faenza), su oltre 800 responsabili della spesa delle famiglie italiane (6 su 10 sono donne, ndr), per esempio, emerge che il primo criterio di scelta indicato da chi compra vino lungo lo stivale, sia proprio “l’italianità” del prodotto (26%), seguito, con il 23,8% dalla presenza di marchio Dop (Doc e Docg) e Igp (Igt), e dalla provenienza da una regione specifica (16,4%). Importanti anche “aspetto” (gusto, profumo, colore e sapore), per il 12,4%, e la marca del produttore (10,4%): molto meno, a dispetto di quanto si pensa, le promozioni, il consiglio del negoziante e il basso costo, indicati da meno di un intervistato su tre. E se la Regione più apprezzata per i prodotti alimentari è l’Emilia Romagna (20,3%), seguita da Campania (10,7%), Sicilia, (9,3%), Toscana e Puglia (8,7%) con tutte altre sotto il 5%, nel vino Piemonte (14,4%) e Toscana (12,6%) primeggiano nel gradimento dei consumatori (come, peraltro, accade nei riconoscimenti dati dalle più importanti guide del vino, ndr). Sulle tavole quotidiane degli italiani, poi, i vini preferiti da portare in tavola, secondo la ricerca, arrivano da Sicilia (9,8%), Veneto (8,9%), Puglia (7,8%), Emilia Romagna (6%), Friuli Venezia Giulia (5,7%) e Trentino Alto Adige (5,5%). E poi, a seguire, dal 4% in giù, nell’ordine, da Sardegna, Abruzzo, Lombardia, Marche, Lazio, Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria, Molise e Valle d’Aosta.

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