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TERRITORI DI DOMANI

Agricoltori al centro, per ripartire dalle aree rurali: “Il Paese che Vogliamo” secondo la Cia

A Firenze il road show degli Agricoltori Italiani: al centro le politiche fiscali, la gestione del territorio, ma anche il rapporto con l’Europa
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Cia: agricoltori al centro, per ripartire dalle aree rurali

E se il Rinascimento dell’agricoltura italiana ripartisse da Firenze, “culla del Rinascimento”? Il punto centrale, per “Il Paese che vogliamo”, è di rimettere gli agricoltori al centro, per far ripartire il Paese cominciando dalle aree rurali. Attraverso una maggiore legittimazione e valorizzazione del ruolo degli agricoltori, lungo la filiera produttiva, riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che svolgono. Ma anche arrivare a un sistema organizzato che punti sul riconoscimento del territorio, delle sue componenti e risorse, diffuse a livello locale. Sono le proposte della Cia-Agricoltori Italiani, che continua con il suo road show nel Belpaese, toccando, oggi, proprio Firenze, dove ha radunato gli agricoltori di Toscana, Emilia-Romagna e Umbria.
“Dal nostro roadshow emerge con chiarezza - ha detto Luca Brunelli, presidente Cia Toscana - che l’impianto de “Il Paese che Vogliamo”, non aiuta solo l’agricoltura, ma riporta al centro la dignità di chi vive fuori dalle mura dei complessi metropolitani. Fuori dai centri urbani, diminuiscono i diritti e aumentano i doveri: è per riequilibrare tutto ciò che anche in questi giorni portiamo il nostro lavoro e lo mettiamo a disposizione della società con lo spirito di sacrificio e la coerenza che da sempre caratterizzano Cia”.
“Per valorizzare i prodotti locali - hanno detto i presidenti di Romagna e Umbria, Cristiano Fini e Matteo Bartolini - è necessario spingere ulteriormente sulle filiere di qualità certificata per ampliare i flussi commerciali internazionali, necessari a soddisfare la crescita di domanda globale del Made in Italy. Occorre poi, potenziare la fase di trasformazione su scale locale prevedendo misure e sistemi d’incentivo per la realizzazione di laboratori così da soddisfare la domanda proveniente dalle fasi a valle (distribuzione). Infine, serve sviluppare iniziative e percorsi di programmazione tra filiere e ristorazione collettiva che riescano a remunerare l’intero sistema agroalimentare e territoriale”.

“Siamo a servizio delle comunità come dell’agricoltura - ha concluso il presidente Cia, Dino Scanavino - il cui sviluppo nell’entroterra d’Italia è estremamente concatenato. Il roadshow che stiamo realizzando contribuisce a ridare dignità agli 11 milioni di cittadini, che sono anche agricoltori, della dorsale appenninica. Riattiviamo una sinergia con i territori, protagonisti di presidio e prevenzione. Con competenze e capacità adeguate e da incentivare, tengono lontano lo stato d’emergenza in ogni campo”.
Fra le proposte emerse nel capitolo infrastrutture, c’è una fiscalità adeguata alle aree rurali; una promozione delle produzioni agricole, artigianali, artistiche, culturali delle aree interne la necessità di impedire ulteriori impoverimenti delle aree interne con la perdita di scuole, presidi sociali, sanitari, culturali e non ultimo di pubblica sicurezza. E ancora, si parla di valorizzarei percorsi virtuosi per la manutenzione, la gestione e la messa in sicurezza del territorio attraverso relazioni strategiche e pluriennali tra imprenditori agricoli ed enti pubblici di primo e secondo livello per programmi di intervento infrastrutturale, ma anche di rafforzare la copertura digitale delle aree interne.
Attenzione è stata posta al governo del territorio: da migliorare le politiche di gestione del suolo; i percorsi di valorizzazione del patrimonio forestale locale, le azioni di prevenzione dei disastri ambientali; ottimizzare gli interventi per il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità, oltre alla tutela della risorsa paesaggistica.
Altra tematica calda e attuale è quello della gestione della fauna selvatica: Cia ribadisce la sua proposta di riforma della legge 157/92, un buon punto di partenza per aprire la discussione. Alcuni aspetti possono essere affrontati anche subito, considerando le difficoltà politiche generali. In particolare, il miglioramento dei piani di contenimento e la piena applicazione dell’articolo 19 della vigente legge quadro con le necessarie modifiche e integrazioni. Sono poi da migliorare i Piani faunistici con una più efficace gestione del territorio: la presenza dei selvatici non è uniforme, ma concentrata in talune zone conosciute. E si può dare, inoltre, una maggiore la visibilità della filiera della selvaggina, che può rappresentare anche una forma di acquisizione di risorse per la Pubblica Amministrazione, potenziando i Centri di raccolta e lavorazione delle carni.
Un focus dedicato, quindi, agli enti locali e politiche europee: è opportuno avere un’omogeneità territoriale, anche dal punto di vista socio-economico, secondo la Cia, superando i confini amministrativi. Si deve pensare ad un modello partecipativo che coinvolga le esperienze territoriali diffuse sul territorio (Gal, Comuni, Cooperative di comunità), e puntare sulle opportunità della prossima riforma della politica agricola comune, a partire dallo sfruttamento delle potenzialità all’interno del Piano Strategico Nazionale.

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