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AGRICOLTURA & CIFRE - ANNUARIO INEA: AUMENTANO DEL 5% I LAVORATORI STRANIERI. SOLO IL 67% SONO REGOLARI, PIU’ SFRUTTAMENTO AL SUD. TRA GLI STRANIERI, DI RILIEVO LA PRESENZA DI ROMENI, BULGARI E POLACCHI

Cresce il numero di stranieri impiegati in agricoltura nel nostro Paese: secondo l’Annuario Inea sull’agricoltura italiana, nel 2009, i lavoratori extra-italiani sono stati 184.877, con un aumento di quasi il 5% sul 2008 ed una incidenza sulla manodopera totale pari a quasi il 21%. In parallelo, anche se in maniera piuttosto pigra, aumenta anche la regolarizzazione dei contratti di lavoro, il cui peso si attesta al 67,1% del totale. Ciò non nasconde comunque il permanere di situazioni di parziale irregolarità quali la sottoremunerazione del lavoro e orari di lavoro superiori ai limiti contrattuali.

Le situazioni di totale irregolarità sono presenti con più evidenza nel Sud (66,3%) e nelle Isole (59,1%). Tra gli stranieri continua ad essere di rilievo la presenza dei lavoratori neocomunitari (60.000), di provenienza principalmente romena, bulgara e polacca. Per quelli extracomunitari sembra essersi stabilizzato il numero di nordafricani, albanesi e dei cittadini dell’ex Jugoslavia, mentre cresce lievemente quello di asiatici e sudamericani. Le regioni che utilizzano in maniera più massiccia e stabile i lavoratori stranieri sono Marche, Lazio, Campania, Toscana e Val d’Aosta, mentre al Sud e in Trentino Alto Adige il rapporto di lavoro sembra essere maggiormente stagionale.

Nel complesso, ammonisce l’Inea, l’impiego degli stranieri è fortemente marcato dalla precarietà, “in contrasto con la ricerca di dignitose condizioni di vita dei lavoratori, e con i problemi di reperimento di manodopera delle imprese agricole italiane”. In generale, gli stranieri vengono impiegati in attività a modesta specializzazione e a intenso sforzo fisico, ma emerge anche il riconoscimento di elevate capacità professionali attraverso la delega di funzioni a maggiore complessità e responsabilità.

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