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LAVORO

Agricoltura, è emergenza manodopera specializzata nei campi. Per la vendemmia e non solo

Dopo l’allarme Confagricoltura, sos delle “Donne dell’Ortofrutta”: “anche per raccogliere melanzane, finocchi o uva bisogna essere formati”
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La vendemmia eroica sulle colline Unesco del Prosecco Docg

Quando di qualcuno si dice che è “un paio di braccia strappate all’agricoltura”, di solito, lo si fa in maniera denigratoria, volendo dire che quella persona è capace a far ben poco, e quindi può solo prestare manodopera nei campi. Ma nel mondo di oggi, con un’agricoltura sempre più specializzata, tutto questo è superato. Al contrario, le contingenze di questi anni, aggravate dalla pandemia, stanno mostrando come non solo in tutta la filiera agricola serva sempre più manodopera specializzata, ma anche quanto sia sempre più difficile trovarla. Se a rilanciare l’allarme nei giorni scorsi è stata Confagricoltura, che ha sottolineato quanto siano urgenti tanto il decreto flussi quanto la proroga dei permessi di soggiorno per garantire quella manodopera straniera che ormai rappresenta più del 30% nell’agroalimentare italiano, e fondamentale tanto più in questo periodo in cui la raccolta di frutta e verdura si intreccia con la vendemmia, ora un nuovo “sos” arriva dalla visione al femminile dell’associazione non-profit “Donne dell’Ortofrutta”, che rilancia il messaggio: “gli italiani non vogliono più raccogliere frutta e verdura. Abbiamo bisogno di manodopera stagionale specializzata”.
Il tema, complesso, che chiama in causa elementi come i sussidi al reddito di chi non lavora, i livelli salariali per un lavoro faticoso come quello nei campi e, come detto, le complicazioni portate dal Covid, è stato al centro del talk di “New Normal Live”, condotto dal giornalista Filippo Poletti e dalla psicologa Monica Bormetti. Con testimonianze arrivate da imprenditrici di tutta Italia, dalla Sicilia al Piemonte. “Abbiamo poche richieste per lavorare nei campi. Gli stagionali che provengono dalla Tunisia sono rientrati in famiglia e gli italiani non vogliono più raccogliere frutta e verdura”, racconta Nuccia Alboni dell’azienda agricola Ortonatura di Vittoria in provincia di Ragusa, tra le fondatrici delle Donne dell’Ortofrutta. “Anche in Campania la situazione è problematica”, aggiunge Mariapia Paolillo della Paolillo, azienda agricola di finocchi di Eboli, con 120 dipendenti, in collegamento da Salerno assieme a Simona Riccio, comunicatrice torinese, specializzata nell’agrifood. “Abbiamo di fronte una situazione di stallo della manodopera: prima era dovuta alla pandemia, ma oggi, tutti i nostri dipendenti sono vaccinati e, dunque, non c’è alcuna ragione per aver paura di venire a lavorare da noi. Non riusciamo a capire cosa stia accadendo”, aggiunge su LinkedIn la manager siciliana di Ortonatura, che impiega annualmente fino a 50 dipendenti. L’offerta di lavoro in campagna c’è, eppure mancano i lavoratori: “Abbiamo bisogno di manodopera stagionale e, dunque, speriamo che la situazione cambi presto e le persone si facciano avanti. Diversamente per noi saranno guai”.
“Chi dice oggi “Se non hai un lavoro, vai a lavorare nei campi” commette un grave errore di valutazione - spiega Riccio a New Normal Live - non funziona così. Non è facile prendere una persona e metterla a fare l’agricoltore. Questo discorso è emerso in alcuni discorsi della politica, che ha dichiarato di voler togliere il reddito di cittadinanza, invitando ad andare a coltivare la terra. Anche per raccogliere melanzane, finocchi o uva bisogna essere formati. Si può imparare tutto, ma non è così scontato. Inoltre, bisogna essere onesti: non tutti gli italiani hanno voglia di alzarsi la mattina presto per andare a lavorare nei campi, perché è un lavoro molto duro. È vero che c’è una nuova generazione di professionisti che vogliono fare questo mestiere, ma in maniera strutturata e per aziende innovative. Perché l’agricoltura si rinnovi accogliendo più forza lavoro - prosegue Riccio - servono investimenti pubblici: i giovani devono tornare a lavorare nell’agroalimentare che, se da una parte è un settore duro, dall’altro è bellissimo”.
Esiste, dunque, un problema di offerta di manodopera ma, allo stesso tempo, anche di specializzazione della stessa manodopera: “siamo un’azienda innovativa, giunta alla quinta generazione: lavoriamo io, mio marito e mia figlia - tira le somme Nuccia Alboni al talk di “New Normal Live”, dedicato al mondo del lavoro, del giornalista Filippo Poletti e della psicologa Monica Bormetti - abbiamo creato un sistema di agricoltura 4.0, grazie al quale la produzione nei campi è connessa al magazzino: cerchiamo dipendenti che sappiano gestire la fertirrigazione, il sistema computerizzato di controllo dei dati e la coltura fuori suolo”.

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