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AGRICOLTURA: IL 27% DELLE AZIENDE GENERA IL 90% DEL VALORE DEL SETTORE. LO COMUNICA LA CONFAGRICOLTURA

Il 27% delle aziende agricole, su un totale di 1,7 milioni, genera il 90% del valore aggiunto dell’intero settore. Lo ha detto, a Torino, Mario Guidi presidente di Confagricoltura, citando uno studio della organizzazione, per dare la misura di come l’agricoltura, “spesso considerata a torto un settore statico, abbia forze capaci di performance più che apprezzabili in termini di crescita del fatturato, di nuova occupazione e di strategie di mercato”.

“Queste aziende - ha rilevato Guidi - sono in grado di attivare un’integrazione efficiente tra le fasi di produzione, trasformazione e commercializzazione, anche attraverso marchi ben riconoscibili che consentono di dialogare con il cliente finale, rivelando un imprenditore non più un soggetto chiuso tra i confini aziendali, ma un protagonista capace di sviluppare nuove competenze”.

Secondo lo studio, il 90% delle imprese analizzate, ha apportato negli ultimi anni innovazioni di processo o di prodotto e il 64% lo ha fatto rafforzando il processo di fidelizzazione con la propria clientela; l’80% delle aziende partecipa a network per la condivisione del know-how; il 27% opera all’estero, prevalentemente attraverso attività d’esportazione e il 30% del fatturato di queste aziende viene dall’export.

“E’ su questo segmento di imprese che occorre investire di più e meglio anche in termini di politiche e strategie di accompagnamento - ha concluso Guidi - affinché questa minoranza avanzata del sistema acquisti realmente il ruolo di volano della crescita e della modernizzazione del settore agricolo

LATTIERO-CASEARIO: VALE OLTRE 21 MILIARDI DI EURO. E’ L’11% DEL COMPARTO DELL’ALIMENTARE

Nella campagna 2009/2010 hanno chiuso più di 800 stalle da latte. Ormai siamo a poco meno di 40.000, mentre solo vent’anni fa erano 181.000. Nonostante questa impressionante caduta del numero degli allevamenti, la produzione italiana di latte si mantiene costante grazie ad una concentrazione dell’offerta: il 41% del patrimonio zootecnico nazionale è detenuto da una piccola percentuale di grandi aziende (7%), mentre molti tra gli allevamenti più piccoli sono stati costretti a chiudere nel corso degli ultimi anni. Garantire qualità, d’altro canto, costa: controlli accurati, mangimi selezionati, tecnologia all’avanguardia, e un potere contrattuale ancora troppo scarso per gli allevatori. Basti pensare che un allevatore trattiene solo il 24% del valore pagato dal consumatore. Questo stato di difficoltà del settore non ha tuttavia fermato la corsa del latte italiano, la cui leadership internazionale è indiscussa.

La dimostrazione arriva soprattutto dal settore dei prodotti riconosciuti a livello europeo, dove l’Italia detiene il 56% del valore totale (in termini di fatturato all’origine) dei formaggi Dop in Europa, distanziando di gran lunga il secondo Paese in questa classifica, la Francia, che si ferma al 25%. Un primato, questo, che non solo ricopre un alto valore dal punto di vista economico, ma rappresenta anche un enorme patrimonio culturale e di valore aggiunto per tutto il made in Italy. Per questo la filiera lattiero-casearia, e in particolare gli allevatori, chiedono giustamente che venga loro riconosciuto il valore di un prodotto d’eccellenza che garantisce qualità e sicurezza alimentare ai massimi livelli.

Si stanno, dunque, preparando al confronto con tutti gli altri protagonisti della filiera lattiero-casearia, che sarà di scena nella Fiera internazionale del Bovino da Latte (Cremona, 27-30 ottobre 2011) che, nella capitale del latte italiano, sarà l’occasione giusta per cercare di trovare insieme soluzioni che consentano al settore di uscire definitivamente dal periodo difficile che sta attraversando.

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