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OSSERVATORIO CRIF: I DATI

Agricoltura, nel primo semestre 2025 sono cresciuti i finanziamenti alle imprese (+30,5%)

Il settore presenta un tasso di default stabile (2,2%), con le cooperative che mostrano una rischiosità creditizia ancora più contenuta (1,8%)
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Agricoltura, nel primo semestre 2025 sono cresciuti i finanziamenti alle imprese (+30,5%)

Nel primo semestre del 2025 i finanziamenti erogati alle imprese agricole sono cresciuti del +30,5% rispetto ad un anno fa: un dato di 17 punti percentuali più alto sulla media degli importi finanziati alle altre imprese italiane (+13%), trainato principalmente dai Mutui Chirografari e dai Prestiti, che rappresentano la forma di finanziamento più diffusa per gli operatori del comparto (il +33,3% per l’agricoltura contro il +24,5% osservato sul totale delle imprese italiane). Un settore, quello agricolo, che conta 670.000 imprese attive su tutto il territorio nazionale integrando, tra le cose, produzione primaria e ricadute sull’occupazione, e con una forte concentrazione nel Sud Italia e Isole, che rappresentano il 46,1% del totale, con una crescita degli importi erogati più marcata per le Società di Capitali (+40,8%) sulle Ditte e Società di Persone (+26,5%). A dirlo l’Osservatorio di Crif sulle imprese del settore agricolo.
“In un contesto caratterizzato da sfide globali, come transizione ecologica, digitalizzazione, cambiamento climatico e volatilità dei mercati, l’agricoltura italiana mostra una buona tenuta sotto il profilo della rischiosità creditizia, con tassi di default inferiori rispetto al livello medio nazionale - ha spiegato Luca D’Amico, ceo Crif Ratings - questi risentono positivamente della significativa presenza di cooperative agricole a mutualità prevalente, tipicamente caratterizzate da tassi di default più bassi in virtù dello stretto legame economico fra i soci e l’azienda stessa. Tale legame si traduce in un forte supporto dei soci all’attività della cooperativa, rappresentando un elemento di mitigazione del rischio. Nonostante l’incertezza e la complessità dello scenario, le prospettive per il settore agricolo vedono tassi di default che continueranno ad attestarsi su livelli inferiori al dato nazionale, seppur in lieve crescita entro la fine dell’anno”.
Dal punto di vista della rischiosità creditizia, a Giugno 2025, il settore dell’agricoltura presenta un tasso di default stabile sulla fine dell’anno precedente ed inferiore al dato nazionale, attestandosi al 2,2% contro un tasso di default medio nazionale del 3%. E le cooperative agricole mostrano un differenziale positivo rispetto alla media nazionale ancora più evidente, con un tasso di default all’1,8%. La più contenuta rischiosità delle cooperative agricole in termini di tassi di default deve essere letta alla luce delle specificità che le caratterizzano, dove l’essere socio è spesso condizione necessaria per la valorizzazione, quando non anche la sopravvivenza stessa, dell’attività primaria del socio stesso con scelte e comportamenti che, anche in contesti di crisi, sono generalmente indirizzati al sostegno della cooperativa di cui fanno parte e non sono paragonabili a quelli di un generico azionista di una società per azioni. In termini di micro-settori, l’allevamento e le attività connesse con un tasso di default del 2,4% risultano più rischiosi del totale settore agricolo (2,2%): questo è dovuto ad eventuali rischi sanitari legati alla diffusione di malattie infettive e alle problematiche di sicurezza alimentare; i rischi ambientali e climatici; l’esposizione all’andamento dei prezzi dei mangimi; le potenziali modifiche nelle caratteristiche della domanda, anche in relazione al cambiamento delle abitudini alimentari da parte dei consumatori; infine, la necessità di investimenti, anche significativi, relativamente alle strutture e alle tecnologie impiegate nei processi produttivi.
A livello territoriale, nel Sud Italia e le Isole si registra una crescita degli importi erogati superiore alla media di settore (+40,6%), mentre nel Nord-Est si evidenzia un incremento (+29,7%) sotto la media nazionale (+30,5%). Sicilia e Campania registrano la crescita degli importi erogati più marcata (rispettivamente +44,3% e +38,7%), mentre Emilia-Romagna (+23,8%) e Veneto (+21,9%) fanno rilevare gli incrementi meno elevati.
L’analisi del turnover delle imprese, tra il 2022 e il primo semestre del 2025, evidenzia un calo delle nuove aperture ed un aumento delle cessazioni. Le nuove iscrizioni sono passate da 21.897 nel 2022 a 18.703 nel 2023. Nel 2024 si è registrato un lieve recupero, con 19.286 imprese, dove, nei primi sei mesi 2025, il numero si è attestato a 10.827. Per le chiusure, invece, si riscontra una crescita progressiva, da 21.491 nel 2022 a 23.825 nel 2023 e 24.677 nel 2024. Nel primo semestre del 2025 sono 15.394 le imprese cessate. Dai dati emerge che la durata di vita di un’impresa incide fortemente sulla sua stabilità: infatti, le realtà più “giovani” sono quelle più esposte al rischio di cessazione. Il 35% delle cessazioni riguarda imprese con meno di 5 anni di attività, mentre il 31,9% interessa quelle tra i 6 e i 15 anni. La quota scende al 20,2% per le imprese con 16-30 anni di vita e si riduce ulteriormente al 13% per quelle oltre i 30 anni, confermando che le realtà più consolidate sono meno esposte al rischio di cessazione.

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