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AGRICOLTURA: UN GIOVANE SU 10 APRE UN'IMPRESA IN CAMPAGNA

Tra i giovani che accettano il rischio di far nascere imprese, uno su dieci sceglie come campo di attività l’agricoltura spinto sopratutto dalla passione per un settore che riesce a coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell’ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura. E’ quanto emerge da una analisi presentata alla XV Assemblea Nazionale del Movimento Giovanile Coldiretti che si tiene a Roma fino al 23 novembre alla presenza di oltre 400 giovani provenienti da tutta Italia che hanno scelto di lavorare in campagna. Secondo una elaborazione Coldiretti su dati triennali dell’”Osservatorio sulla demografia delle imprese”, i giovani con età inferiore ai 36 anni che “si mettono in proprio” privilegiano per il 27 percento il commercio, seguito dall’edilizia (17 percento) mentre al terzo posto, quasi a pari merito, si collocano le attività manifatturiere e l’agricoltura (10 percento) che sale sul podio delle professioni che riscuotono il maggior interesse tra i giovani, anche nella moderna società post industriale. Il giovane che vuole diventare imprenditore nei campi è prevalentemente maschio (75 %), anche se la presenza femminile è in continua crescita, con una scolarizzazione medio alta, circa il 37% possiede un diploma di scuola secondaria o una laurea, proviene da una famiglia di tradizione agricola e forse anche per questo il grande passo viene fatto in età matura e diventa pieno titolare dell’impresa in media attorno ai 35 anni. L’interesse dei giovani si rivolge soprattutto alle attività agricole altamente specializzate a più alta intensità di lavoro e a più diretto contatto con il mercato come l’agriturismo, le coltivazioni biologiche, gli allevamenti non tradizionali e la trasformazione dei prodotti agricoli come dimostra peraltro il fatto che nel 39% delle aziende condotte da giovani sono presenti impianti di lavorazione della produzione.
Secondo un’indagine della Coldiretti su dati Eurostat le aziende agricole dei giovani under 35 possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75% della media (18.720 euro rispetto alla media nazionale di 10.680), il 50% di occupati per azienda in più ed una maggiore propensione al biologico (3,7% delle aziende rispetto alla media nazionale di 2,1%). L’elevato valore aggiunto delle imprese guidate da giovani offre un grande contributo al raggiungimento dei primati qualitativi e quantitativi dell’agricoltura italiana anche se la presenza delle “nuove leve” resta comunque limitata nel settore primario dove gli under 35 sono quasi centomila è rappresentano solo il 10% del totale dei conduttori di azienda. Sono infatti numerosi gli ostacoli che frenano il crescente entusiasmo verso l’agricoltura dimostrato peraltro una recente indagine del mensile universitario Campus secondo la quale il sogno di aprire un agriturismo è preferito al posto di manager in una multinazionale. Si tratta in primo luogo degli elevati costi di insediamento connessi alla disponibilità del capitale terra che i giovani faticano ad affrontare e questo spiega il fatto che solo nel 54% dei casi è in proprietà rispetto al 74% della media nazionale. Ma difficoltà si registrano anche nell’accesso al credito, nella formazione e nell’assenza di un tutoraggio qualificato necessari per sostenere gli investimenti innovativi.

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