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AGRI@TOUR AD AREZZO - L’ITALIA È IL PIÙ GRANDE PAESE AL MONDO IN CUI SI FA AGRITURISMO. OGGI L’AGRITURISMO(SI DICE COSÌ IN TUTTE LE LINGUE) È UNA MODA: OLTRE 12.000 LE AZIENDE AGRICOLE, CON UN TASSO DI CRESCITA DEL 70% NEGLI ULTIMI 5 ANNI

L’Italia è il più grande Paese al mondo in cui si fa agriturismo. Oggi l’agriturismo (si dice così in tutte le lingue) è una moda: secondo dati comparati delle associazioni nazionali dell’agriturismo (Agriturist, Terranostra, Turismo Verde) sono oltre 12.000 le aziende agricole, con un tasso di crescita che è aumentato del 70% nel giro degli ultimi 5 anni. 10.000 gli alloggi (anche qui +70% negli ultimi 5 anni), 130.000 i posti letto, 7.500 le aziende con ristorazione. Poca cosa sull’offerta ricettiva complessiva (2%), molto di più, se si considera il tasso di crescita di questa particolare forma turistica: +300% del fatturato tra il 1991 e il 2001, per un giro d’affari di 750 milioni di euro, in media 60.000 euro per azienda. In tutto sono 2.160.000 gli arrivi, per un totale di quasi 11 milioni di presenze all’anno. La spesa pro capite è di quasi 350 euro a testa. Questi i dati della prima indagine campionaria del settore presentati ad Agri@Tour, la fiera nazionale sull’agriturismo di Arezzo (dal 5 al 7 dicembre 2003).

L’ospite

Decide di partire in agosto (76,4 per cento l’occupazione media dei posti letto), ma anche a Pasqua (70,4), a Natale e in luglio (60,8), in settembre (49,4), in primavera (42). Per scegliere l’agriturismo si fa consigliare dagli amici (passaparola: 32,5) o naviga su internet (31,3). Conta poco il prezzo (30,2), chi va in agriturismo ama a tranquillità ed il riposo (77,9 - 90,4 al Sud), fare visite culturali e partecipare a eventi tradizionali (56,2 - 64,2 al Centro), la buona tavola (53,7 - 67,3 al Sud), fare passeggiate (38,8) e lo sport (14,6). Arriva da altre regioni italiane (44,6) o dall’estero (36,8), con la famiglia (41,8) o in coppia (38), rimane in agriturismo dai 3 ai 6 giorni (66 per cento), ma al Nord decide di restare ancora meno (2 giorni per il 37,3 per cento dei casi).

L’offerta
L’offerta agrituristica è multiforme, varia a seconda delle caratteristiche del territorio ed appare in rapida diversificazione: le aziende vogliono offrire sempre di più e per questo si organizzano in casa propria, ma anche collaborando con chi hanno intorno. Non solo alloggio (95), con ristorazione (55 - 76,9 al Sud): solo 3 agriturismi su 100 offrono unicamente i due servizi più conosciuti. C’è quindi la tendenza, sempre più affermata, di coinvolgere i clienti con piccoli pacchetti turistici da fare in azienda e sul territorio circostante. L’agriturismo diventa così la vetrina rurale di intere zone spesso fuori dai circuiti turistici tradizionali. Ecco allora la vendita diretta dei prodotti (61,1 - 75 al Sud), le degustazioni (37,9) le attività culturali ricreative (41,1 - 49,3 al Nord) lo sport (29,6). Un settore dell’offerta in grande crescita è quello delle fattorie didattiche (22,9, - 35,8 al Nord), nuovo strumento di integrazione del reddito per gli agricoltori e occasione unica per le nuove generazioni di impadronirsi della nostra cultura rurale. Buona l’offerta di agricampeggio al Sud (17,3 - 8,6 la media nazionale).

L’azienda
È di dimensioni medio grandi (il 30,2 per cento delle aziende supera i 50 ettari). La conduzione è familiare, integrata dal lavoro di salariati. Produce e trasforma prodotti di qualità: 6 aziende su 10 presentano produzioni biologiche con marchio comunitario (Dop, Igp) e/o nazionale (doc, docg, Igt). Tra le coltivazioni, quelle permanenti (olivi 59,7 - vigne 39,9), cerealicole (50,4). Ma c’è molta varietà: zootecnico (37,4), frutticolo (29,9), orticolo (31,7). Ben 7 aziende su 10 trasformano i propri prodotti (86,5 per cento al Sud), il 60 per cento ha il punto vendita. Tra le trasformazioni: olio (52,5), conserve di frutta (48,5) e di ortaggi (27,5) vino (41,5) carni e salumi (16,5 e 14,5).

L'operatore
Oltre al tradizionale “passaggio” da imprenditori agricoli a operatori agrituristici, si nota la crescita della percentuale di chi proviene da altre esperienze o settori (74). Si tratta di persone che hanno investito in agricoltura, sfatando un tabù importante, che condiziona il settore. L’agriturista è donna (37), ha 48 anni (37 anni le donne, 59 gli uomini). Vive in azienda (69, nel Nord sale al 76) o nello stesso comune (19). Apre un agriturismo per valorizzare il patrimonio fondiario (65,4) incrementare il reddito dell’azienda (48,1), sfruttare strutture altrimenti non utilizzate (42,3), cambiare vita (21,2), creare occupazione per i familiari (23,1). E’ ormai noto che l’agriturismo contribuisce a salvare l’architettura rurale italiana: oltre 8 aziende su 10 hanno investito ristrutturando edifici, il 31,4 per cento acquistando arredi e per partecipare ad attività formative (25,4 - 50 per cento al Sud). Investimenti: il 65,8 per cento delle aziende ha chiesto contributi finanziari, di queste, il 67 per cento in occasione dell’avvio dell’attività. Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Veneto, Basilicata, Puglia e Sicilia sono le regioni che più hanno saputo approfittare degli incentivi che, è bene ricordarlo, da qualche anno sono stati adeguati a quelli previsti per le attività artigianali (regime “de minimis”).

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