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AGROALIMENTARE: C’É TANTO “MADE IN ITALY” NELLO SVILUPPO DEL “WINE & FOOD” DELLA ROMANIA ... TUTTI I DATI

C’é tanto “made in Italy” nello sviluppo agroalimentare della Romania, Paese che al momento acquisisce in questo ambito il 60% di prodotti dall’estero. Problematiche legate alle sue vicende storiche recenti, ma ora ha cominciato a prendere piede un vero e proprio punto di svolta. Con un contributo importante, come già accennato, di un numero significativo di nostre imprese.
Un ruolo decisivo lo giocano naturalmente i terreni agricoli, “attualmente in vendita - spiega il presidente della Federazione nazionale degli agricoltori romeni, Viorel Matei al giornale romeno “Ziarul Financiar” - intorno ai 1.500-2.000 euro ad ettaro, ma per i quali si stima una crescita, da qui al 2012, intorno a quota 6.000, in linea con i prezzi Ue. Quindi condizioni decisamente allettanti per le società straniere: non a caso, siamo al secondo posto in Europa, dopo la Francia, per quanto riguarda le superfici agricole disponibili, e in più il nostro microclima favorevole situa la Romania nei primi 3 posti sotto il profilo delle potenzialità”.
A fronte di ciò, nel periodo 2000-2006, il Pil della Romania ha fatto segnare la crescita più forte nell’ambito Ue, archiviando un progresso del 130%.
In questo quadro, l’Italia gioca un ruolo primario, non solo per quanto concerne il settore agroalimentare tout court, ma anche nell’export dei macchinari agricoli. “Infatti il contributo italiano - spiega Gloria Zagaglioni, consulente della società di consulenza per la cooperazione e lo sviluppo, Esosfera”, nel Ministero italiano del Lavoro - pesa per il 39,25% nel commercio del settore zootecnico, per il 28% nel commercio delle colture e per il 22% nel commercio di grassi animali e oli vegetali. Il tutto reso possibile da un regime uniforme di tassazione fissato al 16%, unito ad un sistema salariale che, sebbene in crescita, è ancora inferiore rispetto alla media Ue”.
“Del resto i salari - precisa Zagaglioni - negli ultimi 10 anni non sono stati correlati all’inflazione né all’evoluzione del tasso di cambio lei/euro. Non a caso la Commissione nazionale rumena stima per i prossimi 5 anni incrementi del salario lordo mensile pari a 406 lei nel 2007, 462 nel 2008, 510 nel 2009, 563 nel 2010 e 620 nel 2011”.
Proprio questo contesto apre le porte ad un buon rapporto commerciale con il nostro Paese. “Non a caso - ricorda il direttore generale di Confagricoltura, Vito Bianco - nel 2006 i dati Istat hanno evidenziato un saldo import-export pari a +18 milioni e 445.246 euro; tendenza confermata anche nei primi 7 mesi del 2007 anche se in maniera più contenuta. La struttura delle aziende agricole romene cresce e si dimensiona su livelli competitivi e la Pac, da quest’anno, fornirà il suo supporto che, da qui al 2013, significherà 8 miliardi di euro per lo sviluppo rurale e 4,3 miliardi di euro per i pagamenti diretti”.
“Ma - segnala il direttore generale di Unimpresa Romania Marco Rondina - la filiera agroalimentare del Paese non è ancora ben strutturata nella catena del freddo, nella trasformazione, nella conservazione, nel packaging e nel sistema di vendita. Ed é ancora da affinare l’organizzazione del management, ambito col quale ci stiamo impegnando a fondo con gli imprenditori e con Confagricoltura”.

Focus Confagricoltura - “La filiera agroalimentare nello sviluppo dell’agricoltura in Romania”
“Il rapporto tra l’Italia e la Romania nel settore agricolo è un dato di fatto. Gli ultimi episodi di carattere sociale non hanno affatto turbato quanto è stato costruito in questi anni ed i progetti futuri di collaborazione. E ci auguriamo che ciò non avvenga in alcun modo. Anzi, i segnali che arrivano dalla bilancia commerciale ci convincono sempre più dell’opportunità di consolidare la nostra presenza in Romania e di incrementare l’attività rivolta alla internazionalizzazione delle imprese”. Lo ha detto il direttore generale di Confagricoltura, Vito Bianco, nel convegno “La filiera agroalimentare nello sviluppo dell’agricoltura in Romania”, organizzata da Unimpresa Romania, alla fiera Indagra, a Bucarest.
“Il Paese ha enormi potenzialità agricole - ha detto Bianco - in cui noi per primi crediamo. Non a caso già operano in Romania, con successo, tanti imprenditori italiani che hanno saputo trasferire e mettere a frutto il know how, le capacità tecniche ed organizzative che caratterizzano le nostre aziende e le nostre produzioni”.
Il direttore generale della Confagricoltura si è soffermato sul ruolo dell’agricoltura, che in Romania conta per ben l’8% del Pil.
“C’è bisogno di un salto di qualità - ha detto - che il Paese agricolo può e deve fare, anche con il contributo positivo dell’Europa e della Pac, che deve rimanere forte, non fosse altro che per venire incontro agli evidenti bisogni dei nuovi Paesi aderenti”.
Segnali ci sono già. La struttura aziendale cresce e si dimensiona su livelli competitivi e la Pac, da quest’anno, fornirà il suo supporto che, da qui al 2013, significherà 8 miliardi di euro per lo sviluppo rurale (una cifra praticamente analoga a quella a disposizione dell’Italia; cui si affiancano altri 3 miliardi circa di cofinanziamento nazionale) e 4,3 miliardi di euro per i pagamenti diretti (disponibili solo gradatamente con il phasing in stabilito in sede di adesione).
Miliardi di euro
Pagamenti diretti* (* assegnazioni per i periodo 2008-2013) - 4,273
Sviluppo rurale** (** a questa somma si aggiunge il cofinanziamento nazionale per ulteriori 3 miliardi di euro nel periodo 2007-2013) - 8,022
Totale - 12,295
“Sono risorse importanti - ha detto Bianco - che è essenziale utilizzare bene. Soprattutto per quell’obiettivo di ammodernamento delle filiere che costituisce poi la vera chiave di volta dell’economia agricola del Paese”.
Questo quadro di riassetto e di rilancio dell’agricoltura rumena non può che interessare l’Italia e la classe imprenditoriale agricola affacciatasi, non a caso, su questa realtà da alcuni anni, anche con l’importante contributo di Unimpresa Romania.
Confagricoltura, con l’aiuto del ministero del Commercio Internazionale, con cui ha siglato il primo accordo di settore, ha già sviluppato iniziative concrete in Romania, dove è presente con 100 imprese importanti che investono in 100mila ettari e che aderiscono a Unimpresa Romania.
Confagricoltura è particolarmente fiera di questo processo, che ha permesso di esportare il modello agricolo ed organizzativo italiano. E sta pensando a tre ulteriori iniziative, da realizzare nei prossimi due anni, in collaborazione con l’Ice ed in particolare:
- uno sportello informativo per le imprese che serva ad orientare nelle attività di internazionalizzazione;
- missioni imprenditoriali di settore;
-eventi promozionali del “made in Italy” agroalimentare.
Per ciò che riguarda l’interscambio commerciale, il “made in Italy” gode in Romania di un’immagine di altissima qualità. Il mercato dei beni di consumo, dove la presenza italiana è notevole, in particolare per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, assumerà un maggiore interesse nel breve-medio termine.
Recenti dati Istat, infatti, segnalano, nel 2006, un saldo import-export tra Italia e Romania del +18.445.246 euro. E nei primi sette mesi del 2007, si conferma questa tendenza, anche se in maniera più contenuta.
Di qui l’interesse delle imprese di Confagricoltura a cercare in questo Paese nuovi sbocchi di mercato e ad offrire Know how in grado di far crescere e progredire tutto il sistema di imprese della Romania.
Vito Bianco - Direttore generale Confagricoltura

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