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RILANCIO E RIPARTENZA

Agroalimentare made in Italy, i 50 miliardi di euro di export a portata di mano. Al centro di Cibus

Appuntamento a Fiere di Parma, in presenza, dal 31 agosto al 3 settembre. Ivano Vacondio (Federalimentare): “siamo la seconda manifattura del Paese”
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Agroalimentare made in Italy, i 50 miliardi di euro di export a portata di mano. Al centro di Cibus

Ripartire con le fiere in presenza, per rilanciare quell’agroalimentare made in Italy “che, con 200 miliardi di euro di fatturato, è la seconda manifattura italiana, e che, forte del suo grande valore aggiunto, può puntare ai 50 miliardi di euro di fatturato già nel 2021, visto che il nostro Centro Studi prevede una crescita della produzione industriale del 3%, ed un aumento dell’export del +5-7% sul 2020, quando siamo arrivati a 46,1 miliardi di euro con una crescita del +1,7%. Con una crescita significativa importante perchè la pandemia ci ha colpito due volte, visto che noi all’estero siamo forti nel fuori casa, e non nella gdo”. Così, rispondendo a WineNews, il presidente Federalimentare Ivano Vacondio, per la presentazione di Cibus, di scena a Fiere di Parma dal 31 agosto al 3 settembre, prima grande fiera dell’alimentare italiano in presenza dopo la pandemia.
Un settore che “rappresenta l’emblema del made in in Italy nel mondo e del sistema fieristico italiano, a sostegno del quale abbiamo lavorato insieme a Simest e Ice Agenzia stanziando oltre 600 milioni di euro tra ristori per le perdite di fatturato e sostegni”, ha detto il Ministro per gli Affari Esteri, Luigi Di Maio.
Anche se, va detto, è ancora in sospeso il tema del “de minimis” che ha fin qui reso inefficaci gli aiuti ai big del sistema fieristico. In ogni caso, il supporto delle istituzioni alle imprese non mancherà. “Finanzieremo l’incoming dall’estero in sette grandi eventi in Italia da Agosto a Dicembre 2021, e la partecipazione ad oltre 28 fiere nel mondo, stando vicino alle imprese anche con gli strumenti digitali come sempre fatto in questi mesi”, ha aggiunto il presidente Ice-Agenzia Carlo Ferro. D’altronde, “è inutile negarlo - ha aggiunto Vacondio - la crescita è all’export, perchè è impossibile o molto difficile far crescere i consumi interni in un Paese come l’Italia in cui la popolazione diminuisce e invecchia. All’estero abbiamo un autostrada, ci viene riconosciuta una qualità e una biodiversità che altri non anno. E se quello della sostenibilità è un valore assoluto, ricordiamoci che senza quella economica non ci sono quella ambientale e sociale, che richiedono risorse ed investimenti. Inoltre, dei 200 miliardi di euro di fatturato del settore, più di 150 arrivano dall’industria della trasformazione. Questo non vuol dire sminuire il ruolo dell’agricoltura, fondamentale, strategico per la capacità di fornire materia prima di altissima qualità. Ma nel mondo siamo visti come i più bravi trasformatori, e di questo si deve tenere conto”.
Tema, anche questo, che sarà analizzato a Cibus, insieme a quella ripresa che, in qualche modo, il comparto già mostra. Secondo i dati Federalimentare, “la produzione alimentare del primo trimestre dell’anno ha segnato un +1,8% sullo stesso periodo 2020. È un passo apprezzabile: esso segna infatti una spinta ulteriore e reale dopo il +0,8% registrato nel 1 trimestre 2020. A fianco, l’accelerazione trimestrale del +9,7% della produzione industriale nel suo complesso rappresenta, invece, un parziale recupero dopo il -11,3% accusato, a seguito del primo impatto della pandemia, nel primo trimestre 2020. Non positivo, però, il trend del fatturato dell’industria alimentare, che accusa nel trimestre una contrazione tendenziale del -0,7%. Va precisato comunque che il confronto avviene con la spinta del +6,2% registrata dal settore nel primo trimestre 2020. Il trend 2021 del fatturato alimentare contrasta, in ogni caso, con il passo positivo della produzione di settore, a testimonianza di una contrazione in atto dei prezzi unitari”.
“Voglio pensare a Cibus come al momento simbolico della ripresa dell’industria alimentare italiana - ha detto Vacondio - dopo avere assicurato le forniture ai mercati in un anno difficilissimo come il 2020”. Una valutazione condivisa da Antonio Cellie, ceo Fiere di Parma, che ha dichiarato: “fare Cibus a settembre 2021 era una sfida, ma anche un dovere. Mettiamo in campo la nostra reputazione a livello internazionale, costruita in 40 anni insieme a Federalimentare. Saremo i primi nello scenario fieristico europeo per offrire, insieme al Governo italiano, un vantaggio competitivo ai nostri espositori e quindi al made in Italy alimentare. Di certo ci aspettiamo meno visitatori, seppur altamente qualificati, ma questo è un tema strutturale per le fiere. Anche perchè gli strumenti digitali permettono di organizzare al meglio le fiere stesse da parte di espositori e visitatori, di ridurre le spese e i tempi, ed è un aspetto con cui dovremmo fare i conti tutti. Ma c’è grande fiducia da parte dei nostri espositori, che non solo non hanno chiesto sconti, ma devo dire che nel momento dell’incertezza in molti non hanno richiesto neanche la restituzione degli acconti, lasciandoci in cassa qualcosa come 4,5 milioni di euro. Un grande segnale di fiducia, di cui li ringrazio”.
A Cibus 2021 sono attesi 2.500 espositori, come ricordato dal presidente Fiere di Parma Gino Gandolfi, saranno presenti i buyer italiani ed europei del retail, e folte rappresentanze degli operatori commerciali dagli Usa, America Latina, Asia, grazie anche al programma di incoming di Ice Agenzia. Ai buyer viene offerta un’esperienza unica sul territorio con il programma Cibus Destination “on the road” per visitare gli stabilimenti produttivi della food valley emiliana, ma con percorsi in tutta Italia, che andranno dalla Sicilia al Piemonte, e i punti vendita distributivi, e Cibus Destination “on-site” con percorsi tematici dedicati a produzioni tipiche, alla scoperta dei nuovi trend dell’Authentic Italian. Inoltre, ci sarà sempre più spazio per l’horeca, ma anche grande attenzione alla start up e grande spazio ai nuovi prodotti, con un fil-rouge dominante che è quello della crescente attenzione al tema della salubrità degli alimenti.

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