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AL MOMENTO DELL’ACQUISTO DI UN PRODOTTO ALIMENTARE IL 54% GUARDA ALLA PROVENIENZA, IL 29% ALLE CERTIFICAZIONI, L’11% ALLA SCADENZA E IL 9% AL PREZZO: LO DICE UN SONDAGGIO DELLA REGIONE VENETO

Quando acquistano un prodotto alimentare, i consumatori sono attenti in primo luogo alla sua zona di provenienza (54%); il 29 % alle certificazioni, l’11% alla scadenza e il 9% al prezzo: lo dice un sondaggio della Regione Veneto, effettuato nel Salone del Gusto, volto a conoscere le abitudini di consumo oltre che la conoscenza delle tipicità venete. Proprio alla richiesta di indicare tre prodotti agroalimentari associati al Veneto, i più citati sono stati, nell’ordine: radicchio, formaggio Asiago, vini (generico), Prosecco e Amarone.
Il campione intervistato era di 266 persone, 172 uomini e 94 donne, età media 48 anni. Alla domanda su quale dovrebbe essere il soggetto a cui affidare la certificazione dei prodotti, 184 preferenze sono andate all’azienda, 104 ad un ente nazionale, 94 agli enti territoriali locali e ben 84 a soggetti terzi come Slow Food o le associazioni dei consumatori. La Comunità Europea, l’organismo attualmente preposto, ottiene 44 preferenze. Un ruolo fondamentale, quello delle certificazioni, se si considera che il 61% le ritiene una garanzia di qualità e provenienza e il 30% le trova utili in fase di acquisto. Solo un’esigua minoranza le considera inutili per l’acquisto (4%), motivo di confusione (3%) o non ne conosce proprio il significato (2%).
Le informazioni nelle etichette sono considerate ottime solo dal 5% dei soggetti. La maggioranza (55%) le considera migliorabili, mentre il 17% le trova sufficienti, il 18% insufficiente e solo il 2% le trova ininfluenti ai fini dell’acquisto. Alla domanda “dove ha acquistato nell’ultimo mese i prodotti agroalimentari?”, la grande distribuzione riceve 156 preferenze, seguita dal negoziante di fiducia (macellaio, ortofrutta, ecc) con 138 preferenze, 124 per l’acquisto dal produttore, 54 per la gastronomia specializzata.
L’80% degli intervistati ha un negozio di fiducia, nella maggioranza dei casi (51%) perché lo considera una garanzia di qualità ma anche perché si trovano prodotti altrove introvabili (20%), i prodotti sono più buoni (14%) e il personale addetto alla vendita è più competente (15%). Tra coloro che non hanno invece un negozio di fiducia, le motivazioni sono legate alla scomodità (39%), al maggiore costo dei prodotti (20%), al troppo tempo necessario per fare la spesa nei negozi rispetto all’ipermercato (17%). Il 2% non ritiene che il negozio di fiducia garantisca un valore aggiunto in termini di qualità (2%), mentre al 22% non interessa.
Ha un produttore di fiducia il 63% degli intervistati, soprattutto perché considera i prodotti più buoni (34%) o più sani (31%); per il l0% si tratta di una scelta consapevole per ridurre l’impatto ambientale, il 7% apprezza il minore costo, infine l’8% si sente in questo modo più vicini alla natura. Il 37% tra quelli che non ha un produttore di fiducia, motiva la scelta soprattutto per la scomodità dell’acquisto (40%), la perdita di tempo (20%). Solo il 17% non è interessato, ma il 23% sostiene di sentirsi meno tutelato in questa forma di acquisto diretto.
Il fatto che un prodotto sia “made in Veneto” evoca tra gli intervistati in primo luogo l’idea di tipicità (68%), per il 14% è un valore positivo, per il 7% è indice di bontà, per il 6% è più sano, solo il 5% considera l’informazione ininfluente, mentre nessuno associa ai prodotti veneti valori negativi.

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