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Al via le procedure per inserire obbligatoriamente l’origine del grano sulle etichette della pasta. Per Coldiretti questo metterà fine agli inganni ai danni dei consumatori, ma non è d’accordo l’Aidepi: “straniero” non è sinonimo di “non buono”

Non Solo Vino
La pasta, simbolo del made in Italy a tavola

Si torna a parlare di etichette d’origine e di tutela del made in Italy: dopo il latte e i prodotti caseari, questa volta tocca alla pasta, alimento base della dieta mediterranea nonché simbolo dell’Italia nel mondo. E proprio il Belpaese in questi giorni ha inviato a Bruxelles il decreto d’obbligo di indicare l’origine del grano sull’etichetta della pasta. La notizia è stata accolta con soddisfazione dalla Coldiretti, che da anni lotta per indicare sulle etichette le origini di tutti gli alimenti. E dopo la vittoria ottenuta con l’entrata in vigore del decreto sull’origine obbligatoria nelle etichette di prodotti lattiero caseari, arriva quella del grano (preceduta di poco da quella sulle etichette del riso).

“Finalmente sarà possibile smascherare l’inganno di un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero - commenta il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - senza indicazione come pure per un pacco di riso su quattro dopo il boom delle importazioni da paesi asiatici come il Vietnam che ha aumentato le proprio esportazioni di riso in Italia del 346% nel 2016”. “L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero made in Italy” ha precisato Moncalvo nel sottolineare che “in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Con l’etichettatura di origine obbligatoria anche per la pasta e per il riso si realizza un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però - precisa la Coldiretti - 1/3 della spesa degli italiani resta anonima”.

Non sono dello stesso parere i pastai di Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane), che ci tengono a sottolineare come “straniero” non sia sinonimo per forza di “qualità inferiore”. “Si vuole far credere che la pasta italiana è solo quella fatta con il grano italiano o che la pasta è di buona qualità solo se viene prodotta utilizzando materia prima nazionale. Non è vero. L’origine da sola non è infatti sinonimo di qualità. Inoltre non incentiva gli agricoltori italiani a investire per produrre grano di qualità con gli standard richiesti dai pastai”.

I pastai italiani sono favorevoli all’indicazione di origine del grano in etichetta e alla trasparenza verso il consumatore, ma sostengono con fermezza che la formula scelta invece di aiutare il consumatore a fare scelte consapevoli, lo disorienta e lo confonde. Per questo sono “inaccettabili i commenti di chi vuole strumentalizzare questo Decreto affermando che permetterebbe di “smascherare un inganno”. Così si scredita l’operato di tutte le aziende italiane - conclude l’Aidepi - che da sempre producono pasta di qualità nel rispetto della legge e senza ingannare il consumatore, hanno promosso campagne per incentivare la produzione in Italia di grano duro di qualità, adoperandosi con responsabilità perché il lavoro degli agricoltori sia remunerato adeguatamente.

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