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ALIMENTARE: FRODE IN UNA AZIENDA SU DIECI. ANCHE “MUCCA PAZZA” HA FAVORITO CRESCITA DEL BIOLOGICO

Mozzarelle di bufala con latte vaccino, uova di frigo vendute come fresche, pasta colorata per sembrare all'uovo, e altro ancora fino al dessert. La frode, secondo elaborazione di dati del Mipaf, del Nas e di Legambiente riguarda un'azienda su 10. Per i mangimi, un'azienda
su 3 non supera i controlli. Secondo i dati diffusi da Festambiente, solo nel primo semestre del 2000, infatti, ben 590 delle 4.802 ditte controllate dall'Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaf sono risultate colpevoli di sofisticazioni, adulterazioni, imbrogli.
Il record delle infrazioni, tra i prodotti, spetta senz'altro al riso con il 29,2% dei campioni esaminati irregolari, seguito da latte e formaggi (fuori norma il 18,8% dei campioni), dalle conserve vegetali (16,8%), da liquori e distillati (13,6%), dal miele (12,9%), dagli oli d'oliva (10,1%) e da quelli di semi (9,5%), da vino, mosti e aceti (9,1%), da sfarinati e paste (8,1%).

L'indagine di Festambiente ha anche messo in luce come un'emergenza come quella della "mucca pazza" abbia avvicinato molti consumatori al cibo naturali: infatti, il 60% si è avvicinato per la prima volta al consumo del cibo biologico dopo “mucca pazza”, il 30% ne ha aumentato il consumo, mentre il 20% è rimasto indifferente. Il boom del biologico, alimentato dagli ultimi scandali e frodi alimentari, è certificato dai dati dell'Aiab secondo i quali le aziende biologiche italiane sono arrivate a 54.674 contro le 49.188 del 1999, con una crescita dell'11%. I prodotti biologici più gettonati sono la frutta e
la verdura. Ma non sono solo le aziende ad essere aumentate, anche le superfici coltivate hanno ampiamente superato il milione di ettari (gli ettari biologici nel 1993 erano soltanto poco più di 70.000). Le indagini più recenti parlano di un incremento occupazionale nel biologico, rispetto all'agricoltura convenzionale, previsto tra il 10 ed il 30%; ciò in considerazione del fatto che in proporzione si impiega più manodopera rispetto all'agricoltura intensiva.

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