Brasile, Cile, Canada e Cina sono i Paesi con le maggiori opportunità di business per il made in Italy agroalimentare italiano: secondo il "Rapporto sulle opportunità" nel settore della distribuzione dei prodotti agroalimentari e tipici italiani nel mondò, realizzato dalle Camere di Commercio italiane all'Estero in collaborazione con
l'Indis (Istituto nazionale distribuzione e servizi di
Unioncamere), l'11 settembre ha notevolmente cambiato il quadro internazionale, creando l'esigenza per il comparto agroalimentare di cercare nuovi mercati di sbocco.Il rapporto si pone infatti come uno strumento di analisi che
prende in considerazione le opportunità di affari presenti in 20 diversi paesi nel mondo. "Il Rapporto - ha dichiarato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli - indica dove e come è possibile sviluppare ulteriormente le nostra presenza sui mercati esteri. Negli ultimi 50 anni l'economia italiana si profondamente trasformata: quella che una volta era chiamata agricoltura ora è composta da una serie si settori altamente specifici e di altissima qualità, che pesano notevolmente sull'export italiano". Nel 2000, ha ricordato il vice ministro delle Attività Produttive Adolfo Urso, le esportazioni alimentari dell'Italia hanno raggiunto i 25.000 miliardi, facendo registrare una crescita del 6,7%. "Per il futuro - ha aggiunto Urso - le prospettive possono essere ancora
migliori, anche perché a Doha abbiamo ottenuto un risultato
importante: il riconoscimento del marchio Doc per tutti i
prodotti agroalimentari. Ciò significa che nei prossimi anni, definita la difesa dei nostri prodotti di qualità, si apriranno grandi spazi nei mercati mondiali". L'Italia è infatti conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti alimentari di qualità, ma a causa della mancanza di catene di grande distribuzione si trova spesso a giocare un
ruolo marginale. In America Latina, infatti, il made in Italy alimentare sta perdendo importanti fette di mercato, conquistate da Germania, Francia e Gran Bretagna che, grazie ad una distribuzione organizzata efficiente, relegano i prodotti italiani nella nicchia dell'alta qualità. "Per promuovere l'export abbiamo creato un Tavolo Agroalimentare a Parma - ha aggiunto Urso - Questo
tavolo è uno dei 5 settoriali che promuoveremo: ci sono infatti quello multimediale, della moda e delle macchine utensili. Oltre a questo a partire dal prossimo anno saranno anche attivi gli sportelli Italia, realizzati con Ice, Sace, Finest, Simest, Ipi, Enit. Selezioneremo un Paese pilota in ogni continente per facilitare il compito delle aziende italiane che intendono investire all'estero. A questo si aggiunge poi l'importante ruolo svolto dagli sportelli regionali, che rappresentano i caselli dell'autostrada dell'internazionalizzazione". "I
prodotti agroalimentari e la distribuzione dei prodotti tipici sono settori di rilievo per la nostra economia - ha infine detto il presidente di Assocamerestero, Danilo Longhi - che può contare sull'importante canale di diffusione rappresentato dagli 80 milioni di italiani all'estero. C'é però la necessità di diversificare l'approccio alle realtà locali, che necessitano
di diverse strategie di penetrazione e consolidamento".
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