Gli esseri umani dipendono, per il cibo, da una numero di prodotti agricoli sempre più ridotto: utilizziamo, per il 90% della nostra alimentazione, solo 14 specie di mammiferi e di volatili, e solo quattro specie (grano, mais, riso e patate) forniscono all'umanità metà degli alimenti di origine vegetale. Lo evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori che spiega la ristrettezza di scelte alimentari e il rischio di perdita della biodiversità per "i processi di industrializzazione che l'agricoltura ha raggiunto". Specialmente nel secondo dopoguerra, osserva la confederazione, i processi di industrializzazione sono tali da avere seriamente compromesso la ricchezza della diversità biologica del Pianeta.
L'agricoltura moderna ha infatti incoraggiato molti agricoltori ad utilizzare specie uniformi di piante e animali ad alto rendimento,non tenendo conto come, in molti casi, i contadini abbiano bisogno di colture che crescano bene in condizioni ambientali difficili piuttosto che di varietà che garantiscano un buon rendimento in condizioni favorevoli.
Questa problematica ha ispirato la pubblicazione I Custodi dei saperi e dei sapori, realizzata dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che sarà presentata, domani a Roma.
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