Un marchio "Dop" per i ristoranti italiani all'estero costretti a subire, come i prodotti agroalimentari italiani, la concorrenza sleale e dannosa delle finte insegne italiane. E' l'iniziativa lanciata dall'Ardi, associazione dei ristoratori che operano fuori dai confini nazionali, e per il cui successo si punta a stringere una serie di accordi con enti e istituzioni internazionali. Alle intese già sottoscritte in passato con il Ministero delle Politiche Agricole, con quello degli Italiani all'Estero e con l'Ice e Buonitalia Spa, andrà ad aggiungersi l'accordo con il sottosegretario al ministero di dell'Università e della Ricerca scientifica, Nando Dalla Chiesa, e con Edoardo Pollastri, presidente di Assocamerestero.
La ristorazione italiana all'estero, spiega la Fipe, muove un giro d'affari di oltre 35 miliardi di dollari dando lavoro a circa 850 mila persone di cui 330 mila sono di origine italiana. I ristoranti italiani sono circa 70 mila, ma di questi solo il 40% effettuano una vera ristorazione.
A Miwine in Fiera di Milano - dichiara la Fipe - la senatrice Antonella Rebuzzi si è assunta l'impegno di co-firmataria con Edoardo Pollastri, il presidente di Assocamerestero, di una proposta di legge per il riconoscimento di un marchio di qualità. "Per realizzare un simile progetto - ha commentato Nando Dalla Chiesa - ci vuole una vera e propria legge. Una ristorazione di qualità non può prescindere dallàalta formazione gastronomica". "E' un accordo molto importante - ha dichiarato il segretario generali di Ardi, Edi Sommariva - perché grazie alla presenza e alla solidarietà del mondo politico, la nostra associazione potrà essere più vicina ai tanti connazionali operanti nel mondo".
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