02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

ALLARME PER I CARCIOFI, ECCELLENZA MADE IN ITALY DI CUI L’ITALIA È LEADER MONDIALE: ALLA FILIERA DISORGANIZZATA SI SONO AGGIUNTE LE CONSEGUENZE DEL MALTEMPO A PARTIRE DA PREZZI RINCARATI FINO AL 200% (DA 0,50 CENTESIMI A 1,50 EURO L’UNO). COSÌ LA CIA

La produzione del carciofo made in Italy, un’eccellenza del nostro agroalimentare, quest’anno sta soffrendo particolarmente. A segnalarlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che imputa a due fattori la debolezza del settore: una filiera disorganizzata e compromessa dal maltempo. Ai fenomeni strutturali legati alla scarsa organizzazione della catena produttiva si sono aggiunti i fenomeni speculativi, che hanno gonfiato in modo spropositato i prezzi dell’ortofrutta, già decimata dal gelo siberiano e dal blocco dei trasporti. E di tutti gli aumenti dei listini a salire di più sono stati proprio i carciofi, rincarati nel giro di due settimane del 200%, passando da 50 centesimi a 1,50 euro cadauno. Si tratta di difficoltà che stanno minacciando un comparto d’eccellenza, in cui l’Italia primeggia non solo nella qualità, ma anche nei volumi prodotti: se nel mondo, infatti, ogni anno vengono coltivati 120.000 ettari di carciofaia, 50.000 di questi sono italiani. Ed è qui che si produce il 40% dell’intera produzione mondiale: 450.000 tonnellate, cifra che fa dell’Italia il primo produttore.

Tra i Paesi europei seguono poi la Spagna con 150 tonnellate e la Francia con 50.000. In crescita è la produzione di Paesi come la Turchia e il Marocco e in particolare l’Egitto, dove si producono oltre 70.000 tonnellate. L’Italia in questa produzione può vantare una qualità eccezionale e diversificata, con ben quattro certificazioni e tante altre specie tipiche: il Carciofo spinoso di Sardegna Dop, coltivato in gran parte dell’isola, profumato e tenero, adatto anche al consumo crudo; sul litorale laziale c’è il Carciofo romanesco Igp, tondo, compatto e senza spine, dalla lunga storia, perché addomesticato, pare, dagli etruschi; più a sud, in Campania, troviamo l’Igp del Tondo di Paestum, derivato dal romanesco, ma che nella Piana del Sele ha trovato da secoli un’areale tipico, che gli conferisce sapori particolari; in Puglia c’è l’Igp del Carciofo brindisino, molto precoce, raccolto dai primi di ottobre, tenero, adatto anche al consumo crudo; un’altra importante zona di produzione è poi la Sicilia, dove si coltivano tra tanti altri, il Verde di Palermo o il Violetto catanese. Da tempo la produzione di questo ortaggio in Italia si concentra nel Centro-Sud, da Roma in giù, tranne qualche eccezione come il Carciofo violetto di Toscana o lo Spinoso di Albenga in Liguria, il Precoce di Chioggia e il Voletto di sant’Erasmo, una sorta di isola-orto tra il porto e il Lido di Venezia.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli