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ALLARME QUALITÀ NELLE MENSE SCOLASTICHE PER 2,2 MILIONI DI BAMBINI E RAGAZZI FRA I 3 E I 14 ANNI. CON CRISI PIU’ ESIGENZE DI RISPARMIO ... LA DENUNCIA COLDIRETTI: “100 MILIONI DI BAMBINI SFRUTTATI NEI CAMPI DEL SUD DEL MONDO”

Allarme qualità nelle mense scolastiche per 2,2 milioni di bambini e ragazzi di età compresa fra i 3 e i 14 anni che vanno all’asilo (quasi 1 milioni), alle elementari (quasi 1milioni) e alle medie (200.000). Con la crisi aumentano le esigenze di risparmio e tra i genitori c’è grande preoccupazione. A dirlo un sondaggio condotto dalla Coldiretti.
“Se la maggioranza dei genitori (52%) - sottolinea la Coldiretti - ritiene che per risparmiare a scuola si dovrebbe tagliare il costo degli accessori scolastici (zainetti, astucci, diari, colori, quaderni), il 27% il costo dei libri e il 12% quello delle attività integrative (gite, sport, musica, teatro ...), solo il 9% chiede di fare economia sulla qualità dei cibi offerti nelle mense scolastiche”.
“Una preoccupazione che - precisa la Coldiretti - è aumentata dopo i casi accertati quest’anno dai carabinieri dei Nas di irregolarità e intossicazioni in alcune mense scolastiche che hanno anche fatto scattare ispezioni da parte del Ministero della Salute”.
Secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati Istat: “l’abitudine di mangiare in mensa riguarda ben il 57% dei bambini che vanno all’asilo, il 35% degli alunni delle elementari e anche l’8% degli studenti che frequentano le medie”. “Il rischio concreto - sostiene la Coldiretti - è che il necessario contenimento dei costi venga perseguito con il ricorso nei menu ai cibi low cost che sono gli unici a far registrare un aumento delle vendite in Italia nel 2013. Gli effetti della crisi toccano anche l’ora di pranzo a scuola, incidendo sul contenuto dei piatti che i bambini consumano a mensa. La necessità di riduzione dei budget non deve pesare sulla scelta delle materie prime con il rischio che alimenti base dell’alimentazione come l’extravergine di origine italiano, il Parmigiano, il prosciutto di Parma o San Daniele vengano sostituiti da prodotti di imitazione offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri e che rischiano di avere un impatto sulla salute dei più piccoli. Dietro questi prodotti spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi”.
“Con la corsa al risparmio è infatti possibile ad esempio - precisa la Coldiretti - che venga “servito” olio importato dalla Tunisia, con un minor contenuto di antiossidanti, oppure biscotti e merendine low cost in cui ingredienti di qualità come l’olio extravergine di oliva e il burro, sono spesso sostituiti da grassi di bassa qualità e di basso prezzo come l’olio di palma e l’olio di cocco, spesso utilizzati in forma idrogenata. Ed ancora il prosciutto da maiali allevati in Belgio o il similgrana ottenuto da latte ungherese o della repubblica ceca che non ha nulla a che fare con il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano realizzati solo in Italia sulla base di specifici disciplinari. Occorre fare attenzione anche alla presenza di cibi importati, soprattutto frutta e verdura, poiché non va dimenticato che l’Italia detiene il primato in Europa e nel mondo con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,4 %) che sono risultati peraltro inferiori di quasi quattro volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarità) e addirittura di circa 20 volte a quelli extracomunitari (7,9% di irregolarità)”.
“In caso di dubbi è importante per i genitori fare riferimento alle linee guida per la ristorazione scolastica fissate dal Ministero della Salute in cui - informa la Coldiretti - è specificatamente rivolto tra l’altro l’invito a considerare “la varietà e la stagionalità dei cibi, utilizzando anche proposte di alimenti tipici della regione di residenza, per insegnare ai bambini il mantenimento delle tradizioni”. Una opportunità per garantire cibi freschi, genuini, ma anche per favorire la conoscenza e l’integrazione nei propri territori di residenza”.

Focus - Quasi 100 milioni di bambini sfruttati nei campi del sud del mondo. La denuncia arriva dalla Coldiretti
Sono quasi 100 milioni i bambini che lavorano nei campi soprattutto in Asia, Africa e America Latina per ottenere prodotti agricoli e alimentari spesso destinati al consumo nei Paesi più ricchi. La denuncia arriva da un’analisi della Coldiretti sui dati dell’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), dal quale si evidenzia che i bambini coinvolti nel lavoro minorile si sono ridotti di 1/3 dal 2000, passando da 246 a 168 milioni, dei quali la grande maggioranza del 59% in agricoltura.
“Dalle rose alle banane, dallo zucchero di canna all’olio di palma, dal cacao al caffè fino ai gelsomini. Sono molti i prodotti importati sui quali - sottolinea la Coldiretti - pesa l’ombra dello sfruttamento minorile che si concentra per il 46 % in Asia, per il 35 % in Africa e per 8 % in America Latina. Si tratta degli effetti di una globalizzazione senza etica che ha portato allo sfruttamento di ampie aree del pianeta, al furto di terre fertili con il land grabbing e allo sfruttamento del lavoro minorile”.
“Nelle numerose iniziative messe in atto per fermare una situazione intollerabile è necessario intervenire - conclude la Coldiretti - con l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli ed alimentari commercializzati a sostegno di un vero commercio equo e solidale che valorizza i prodotti di quei territori che si impegnano a tutelare il lavoro, ma anche a rispettare l’ambiente e la sicurezza alimentare”.

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