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ALLARME SPECULAZIONI E RINCARI. NEL 2011 LA MINORE OFFERTA, LA DOMANDA IN COSTANTE AUMENTO E LA RIDUZIONE DEGLI STOCK FANNO TEMERE NUOVE TENSIONI. L’ALLARME E’ DELLA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI E DELLA CONFAGRICOLTURA

Minore offerta, domanda in costante aumento e riduzione degli stock. Sono questi gli elementi che fanno temere nuove possibili tensioni nel 2011 nei mercati delle commodities agricole (grano, mais, soia e zucchero) e fanno prevedere prezzi ancora in aumento sui livelli già elevati registrati nella seconda metà del 2010. Il rischio è quello di favorire misure neo-protezionistiche e di alimentare nuove manovre speculative che avranno effetti deleteri sia per i produttori agricoli che per i consumatori. E’ questo l’inquietante quadro delineato da Cia - Confederazione Italiana Agricoltori e Confagricoltura, preoccupate per le conseguenze che potrà avere, soprattutto sui paesi più poveri, la spirale dei rincari.

La crisi si ripercuoterà anche nel Belpaese: per le principali commodities (cereali, carni, latte, zucchero) in Italia si è dipendenti dal mercato globale. Rapportando la produzione nazionale al consumo nazionale emerge che il 20% dei cereali manca all’appello, facendo così lievitare l’import (il 50% del grano che si consuma). Così come manca circa il 10% del latte alimentare (ed il 25-35% di burro e formaggi), il 30% della carne suina, il 40% della carne bovina e ben il 70% dello zucchero e della soia. Ma c’è anche la produzione di olio di oliva che non arriva all’80% dei consumi. Potremo dunque subire pesanti conseguenze.

Una delle cause dell’incremento dei prezzi dei cereali è da attribuire ai problemi di siccità in Russia e Ucraina, che hanno portato ad una forte riduzione della produzione cerealicola e hanno indotto questi paesi ad un blocco dell’export per tutto il 2010. Diversi segnali indicano che tale blocco sarà esteso anche al primo semestre del 2011. La minore produzione della Russia e dell’Ucraina non verrà compensata, se non parzialmente, da una maggiore offerta. Infatti, le ultime previsioni, indicano per la campagna 2010/2011 una riduzione dell’offerta mondiale di frumento (834 milioni di tonnellate nel 2011 contro gli 848 milioni di tonnellate nella campagna 2009/2010) e una maggiore domanda sempre per il periodo 2010/2011 (665 milioni di tonnellate contro i 652 milioni nel periodo 2009/2010). I due fenomeni porteranno, dunque, ad una riduzione delle scorte cerealicole mondiali. Davanti a questa possibile nuova escalation che ancora una volta può sconvolgere gli equilibri commerciali mondiali, l’Europa deve cominciare a correre ai ripari. Prima di tutto bisogna impegnarsi per evitare che alcuni paesi tornino ad alzare le barriere doganali e rilancino la politica dei dazi che non farebbero altro che alimentare un ritorno al protezionismo che in questa particolare fase avrebbe effetti devastanti, sia in termini inflazionistici che monetari. Occorre imboccare altre strade. Nella discussione della riforma della Politica agricola comune post 2013 bisogna guardare con maggiore attenzione agli approvvigionamenti. Non è, infatti, possibile che un colosso mondiale come l’Europa non debba avere scorte alimentari. Bisogna, pertanto, procedere su strade diverse. La questione degli approvvigionamenti diviene di primaria importanza, non solo per soddisfare le esigenze dei consumatori, ma anche per dare certezze ai produttori agricoli.

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