Non rinuncia a piatti raffinati l’Europa, e rischia di lasciare ai propri figli dei mari senza vita. A lanciare l’allarme è Wwf International, che denuncia una quotidiana e spesso inutile strage sull’altare del mercato comunitario. Intitolato “Piatti di pesce, il volto intollerabile dei prodotti del mare”, un rapporto pubblicato, oggi, a Ginevr,a
Dall’organizzazione ambientalista denuncia pratiche allo stesso tempo devastanti e inefficienti.
Piaceri della tavola a caro prezzo. Secondo lo studio, consultabile sul web, a causa delle loro piccole dimensioni fino all'80 per cento delle platesse pescate nel Mare del Nord sono ributtate in acqua morte o gravemente ferite. Per ogni pescespada catturato illegalmente a largo delle coste marocchine - indica il rapporto - sono uccisi due squali. Una deriva dalle conseguenze rovinose, secondo il Wwf. “Non tutto il pescato finisce in tavola”, avverte James Woolford, responsabile dell'organizzazione. “Le distruzioni provocate dalla pesca industriale devono essere fermate, altrimenti i nostri bambini erediteranno un oceano povero di vita”.
Il documento elenca una serie di “ferite”, inferte nel nome di profitto e sapori delicati. A largo della Norvegia la pesca delle aragoste con reti a strascico posate sul fondale devasta la flora locale, facendo strage di stelle marine, molluschi e crostacei.
Nell’Oceano Atlantico la pesca di circa un terzo dei tonni azzurri avviene con metodi illegali e clandestini. Sul banco degli imputati, il Wwf mette in primo luogo navi europee. Pratiche dannose che pesano sulla “coscienza” del Vecchio Continente anche a largo dell’Africa occidentale. E’ per soddisfare la domanda proveniente dall’Unione Europea, infatti, che nella regione pescherecci a caccia di scampi e calamari impoveriscono in modo irreparabile la fauna ittica. Tragedie simboleggiate dalla sorte del merluzzo, re del “fish and chips”. E’ la specie più tartassata, fa sapere il Wwf. Il numero degli esemplari in vita si è ridotto del 70% negli ultimi 30 anni. Scomparirà del tutto dall’Oceano Atlantico - avverte l’organizzazione ambientalista - nel giro di tre lustri. Il Wwf chiede un cambiamento alle autorità e ai consumatori europei. Che - si legge nel documento pubblicato a Ginevra - dovrebbero acquistare il pesce solo da esercizi commerciali gestiti in modo corretto e identificati con la certificazione del gruppo Marine Stewardship Council.
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