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Anche Gaza avrà la sua fabbrica di Coca Cola: per l’enclave islamica palestinese, il futuro passa soprattutto per il lavoro, che la multinazionale del beverage promette di portare in pochi mesi, nonostante le tensioni e le ingerenze di Israele

Anche Gaza avrà la sua fabbrica di Coca Cola: per l’enclave islamica palestinese, il futuro passa anche e soprattutto per il lavoro, che la multinazionale del beverage promette di portare in pochi mesi, nonostante le tensioni e le ingerenze di Israele. È questione di tempo, quindi, e a breve anche la Coca Cola sarà prodotta e venduta normalmente nella Striscia: Israele ha infatti autorizzato un imprenditore palestinese ad aprire uno stabilimento della bevanda, dando così il via non solo ad una maggiore presenza del prodotto, ma anche all’assunzione di centinaia di operai e personale amministrativo, impiegati nella produzione e nella distribuzione della bevanda. Una boccata di ossigeno per le possibilità di lavoro nell’enclave islamica palestinese e per la sua economia. A Gaza, spiegano fonti locali, circolava finora in prevalenza solo la grande concorrente, la Pepsi, prodotta direttamente nella Striscia, mentre era piuttosto difficile trovare la Coca Cola. Quella venduta di norma, arrivava, ricorda il sito “Ynet” (www.ynet.co.il), da Ramallah. Ma, con i valichi di frontiera (controllati da Israele) spesso chiusi per le vicende politiche, molto spesso era difficile trovarla.
Ora il Cogat, l’autorità amministrativa israeliana che controlla i Territori Occupati e l’accesso alla Striscia, ha raccomandato al Ministero della Difesa di Moshe Yaalon di autorizzare la richiesta dell’imprenditore. Cosa che, secondo Ynet, sembra sia stata accettata. E il motivo è chiaro: la speranza che la fabbrica, così come altre in programma, possa far risalire l’economia di Gaza e favorire la ripresa della Striscia. Uno dei temi, questo, più in discussione nelle trattative indirette che dovrebbero riaprirsi al Cairo tra israeliani e palestinesi, e che più sta a cure alla comunità internazionale, come ha mostrato la recente Conferenza per gli aiuti di scena nella Capitale egiziana.
Lo stabilimento della Coca Cola, uno dei marchi più famosi al mondo, è previsto nella zona industriale di Karni (nord della Striscia) a ridosso dell’omonimo valico di frontiera costruito sul lato israeliano nel 1993. Le previsioni parlano di sei mesi per completarlo: forse non sarà una priorità per la gente di Gaza, ma darà da subito lavoro a centinaia di operai per costruirlo e poi, una volta a regime, ai lavoratori impiegati nella fabbrica. Ynet ha stimato la cifra finale in 3.000 persone. Se il valico di Karni è attualmente chiuso, la zona industriale è invece ancora attiva: grandi spazi e strutture usati sia dalle organizzazioni internazionali sia dagli imprenditori palestinesi. Nella futura organizzazione, il passaggio di Karni continuerà comunque a restare chiuso, e tutti i prodotti e le merci necessarie all’attività della fabbrica passeranno per il confine di Kerem Shalom, tradizionale posto di transito di ogni bene e materiale tra Israele e la Striscia.

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