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ANCHE I CRITERI DI MESSA IN OPERA DELLA PAC FANNO DISCUTERE: BRACCIO DI FERRO TRA PARLAMENTO E COMMISSIONE UE SUI PAGAMENTI DIRETTI AGLI AGRICOLTORI (40 MILIARDI DI EURO L’ANNO). DE CASTRO: “IL 7 APRILE IN COMMISSIONE VOTO SU RISOLUZIONE DI RIGETTO”

E’ braccio di ferro tra il Parlamento europeo e la Commissione Ue sui criteri di messa in opera della riforma della Politica agricola comune (Pac), in particolare sul testo proposto dall’Esecutivo Ue che riguarda i pagamenti diretti agli agricoltori (circa 40 miliardi di euro l’anno). Tanto che, per dimostrare il loro disappunto, “il prossimo 7 aprile, alla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, sarà messa al voto una risoluzione di rigetto dell’atto delegato proposto dalla Commissione europea per attuare i criteri di riforma sui pagamenti diretti agli agricoltori nell’Ue”, ha spiegato il presidente della Commagri, Paolo De Castro. Comunque, tutto questo, ha precisato De Castro, “non costituirà un pericolo per l’applicazione della nuova Pac nei tempi previsti, cioè a partire dal 2015”.
La decisione della Commissione è stata presa al termine di un’ampia discussione che ha visto un certo numero di deputati - tra questi inglesi e tedeschi - esprimere la loro contrarietà al testo dell’Esecutivo Ue. I gruppi politici, ha detto all’Ansa De Castro, “prepareranno una risoluzione di rigetto che, se dovesse riunire una maggioranza di voti in Commissione Agricoltura sarà sottoposta alla plenaria del 12 e 13 aprile a Strasburgo. Se la risoluzione otterrà il voto maggioritario anche dell’Assemblea, l’Esecutivo Ue avrà due mesi di tempo per modificare l’attuale atto delegato di esecuzione dei pagamenti diretti agli agricoltori”. I testi di attuazione della riforma della Pac proposta dalla Commissione europea saranno all’esame, il 24 marzo, del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Ue. I Ministri saranno quindi si confronteranno con le critiche sollevate, non solo dal Parlamento europeo ma dagli stessi agricoltori e cooperative dell’Ue, preoccupati dei criteri scelti da Bruxelles per attuare la riforma dei pagamenti europei agli agricoltori che rappresentano circa 40 miliardi di euro l’anno.
Tra queste, una problematica che tocca anche l’Italia riguarda la parità di trattamento sull’obbligo per il produttore di destinare ad aree ecologiche il 5% delle terre che producono seminativi, se vuole ottenere gli aiuti ecologici che rappresentano il 30% dei pagamenti Ue. Una possibilità è quella di coltivare erba medica, fave o piselli: colture che arricchiscono la terra fissandone l’azoto, ma che per la Commissione valgono solo un terzo del valore di altre colture per il calcolo del 5% delle aree ecologiche. Insomma una misura considerata da molti non proporzionata in quanto c’è bisogno di tre ettari a erba medica per avere un ettaro a area ecologica. Su questo fronte sono critici anche agricoltori e cooperative che definiscono quelle norme “troppo rigide e i limiti posti troppo severi, da indurre gli agricoltori piuttosto a ritirare i terreni dalla produzione”. I contrasti riguardano anche la proporzionalità delle sanzioni: se per errore infatti, il produttore destina ad area ecologica non il 5% dei seminativi ma il 4,5%, perderà fino al 50% dell’aiuto “verde” europeo.

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